Il Salone del libro vola “oltre il confine”

 

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Numeri da record per la manifestazione di Torino. Ed ora cadranno molte teste a Tempo di Libri. Eppure, se anziché percorrere la strada dell’arroganza, imboccassero quella della collaborazione…

 

I numeri non lasciano dubbi: 165.746 i visitatori, di cui 140.746 al Lingotto e oltre 25mila al Salone Off. Il Salone Internazionale del Libro, che si è concluso lunedì 22 maggio, è stato un grande successo. Torino ha risposto al tentativo di Milano di sottrarre la manifestazione, “uno schiaffo all’arroganza degli editori milanesi”, ha commentato qualcuno. Infatti, alla conferenza stampa di ingresso-salone-librochiusura sono già state annunciate le date della prossima edizione: si terrà dal 10 al 14 maggio 2018.
E Tempo di Libri? È il momento delle riflessioni e delle assunzioni di responsabilità. Cadranno teste, molte. In primo luogo occorrerà prendere atto che, come recita un proverbio “la gatta presciolosa fa i gattini ciechi”, ovvero forse era meglio attendere una data più consona e non infilare Tempo di Libri tra Pasqua e il ponte del XXV aprile. Ma è risaputo che la storia non si fa con i “se” e con i “ma”.
In ogni caso io resto della mia idea: il livello degli incontri di Tempo di Libri era molto alto, soprattutto quelli professionali e quindi sarebbe opportuno non buttare alle ortiche quanto è stato fatto.

 

Autori, lettori ed editori

Ed ora vi racconto il “mio” Salone, quello che ho vissuto durante il mio viaggio a Torino.
Che l’evento sarebbe stato un successo l’ho capito in metropolitana: vagoni strapieni. Certo la maggior parte erano espositori, alcuni nemmeno molto soddisfatti perché ripetevano tra loro “tanta gente, però pochi acquisti”. E qui ho realizzato che al Salone gli editori vanno per fare promozione ma soprattutto per vendere i libri. Insomma il Salone, a mio avviso, è una grande libreria dove si va buono libroper acquistare a prezzo scontato e incontrare gli autori. Nulla è cambiato da quando ci andai tanti anni fa, il Lingotto era appena stato restaurato, e mi colpì questo aspetto commerciale. In realtà mi sentivo come una bambina nel Paese dei balocchi: una grandissima libreria tutta per me, con l’opportunità di incontrare e ascoltare gli scrittori. Oggi con Internet, le numerose manifestazioni dedicate ai libri, soprattutto il Festival della Letteratura di Mantova, la situazione è cambiata. Eppure il Salone esercita ancora un grande fascino.

Al Salone si respira l’aria di Festa, di Sagra del paese con le bancarelle che espongono libri e i visitatori che saltano da uno stand all’altro attirati dalle copertine e dalle parole degli espositori. Ci sono code e calca ovunque: davanti alle sale dove sono previsti incontri e davanti agli stand. Infatti, quasi in ogni stand c’è una presentazione oppure musica o letture. È tutto un vociare, in certi momenti il livello del rumore è veramente molto alto.

Anch’io faccio parte della massa che si muove da un padiglione all’altro: entro negli stand e osservo. Chiedo agli espositori cosa salone-del-libro-standpensano del Salone: la risposta è sempre positiva. In particolare le medie e piccole case editrici: stanno vendendo al di là di ogni più rosea previsione. In effetti lo noto anch’io, le persone privilegiano le case editrici indipendenti, prendono in mano diversi libri e quasi sempre ne acquistano almeno uno.

 

Collaborazione anziché arroganza

L’unico neo, dal mio punto di vista, sono gli incontri professionali: il livello è molto basso rispetto a quelli di Milano. E preciso, nulla da rimproverare ai relatori, semplicemente il taglio è decisamente diverso e anche l’affluenza: meno gente rispetto agli incontri con gli autori. Mentre a Milano era esattamente l’opposto: workshop professionali tutto esaurito con persone sedute per terra, incontri con gli autori pubblico scarso.
E poi a Milano si è parlato con grande competenza anche di editoria digitale, mentre a Torino ebook e affini sono assolutamente banditi. Però esistono, non si possono ignorare.

Forse dovrebbero riflettere anche gli organizzatori: lo spazio c’è per entrambi, basta trovare la giusta collocazione per Tempo di Libri. E, anziché fare la guerra con arroganza e spocchia, i due contendenti dovrebbero sedersi attorno a un tavolo e trovare la strada della collaborazione. Ne trarrebbero vantaggi tutti: autori, lettori ed editori.
Vela pena ricordare che, secondo i dati Aie/Istat, Torino annovera due milioni di lettori e Milano ben 5 milioni.
E poi nel capoluogo lombardo c’è Inge Feltrinelli che non ama le manifestazioni italiane perché le ritiene molto provinciali rispetto alla Fiera Internazionale del Libro di Francoforte che si tiene a ottobre. Mese che molti “consigliano” per Tempo di Libri.
Insomma c’è molto da considerare e su cui riflettere.

A mio avviso le due manifestazioni sono, o meglio, potrebbero essere complementari, ma io parlo con il buon senso e senza interessi economici e politici alle spalle. Mi auguro che lo stesso spirito collaborativo riesca a guidare anche chi dovrà decidere le sorti di Tempo di Libri. Soprattutto nella scelta delle date.

 

 

 

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