Tempo di libri, qualche numero

 

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La manifestazione ha chiuso i battenti domenica 23 aprile: è stato un flop? Un po’ di numeri e qualche riflessione. Sicuramente sono stati ampiamente sdoganati ebook e Amazon.

 

Lo hanno scritto tutti i quotidiani Tempo di Libri, La Fiera dell’editoria italiana che si è tenuta a Milano dal 19 al 23 aprile, ha chiuso con circa 80mila visitatori, per la precisione 72.929 di cui 60.796 in Fiera e 12.133 nelle 100 sedi del Fuori Fiera. Ma pochi vi hanno detto che, nel 1988, la prima edizione del Salone del libro di Torino ne ha registrati 100mila. Quasi nessuno ricorda che la manifestazione del capoluogo piemontese è nata da un’idea del libraioAngelo Pezzanae dell’imprenditoreGuido Accornero.Ed era un’assoluta novità per il nostro Paese. Oggi ci sono mille sollecitazioni e tanti eventi simili in tante città, a maggio proprio il Salone Internazionale del Libro.
Personalmente mi aspettavo qualche visitatore in più, soprattutto nel Fuori Fiera.
Indubbiamente, posizionare la manifestazione tra Pasqua e il ponte del XXV Aprile è stato un grave errore, ma gli organizzatori hanno spiegato che non avevano scelta. Spero che la Fiera riesca da farsi perdonare, fissando la seconda edizione in un momento più favorevole. Lotdl17 sapremo entro la fine di maggio.
Passeggiando tra gli stand, ho raccolto i suggerimenti degli espositori. Ad esempio, dedicare due giornate solo agli operatori e incentivare maggiormente la partecipazione delle scuole; molte perplessità anche sul costo del biglietto, mi sembra una buona idea quella di un’espositrice: studiare un metodo affinché l’equivalente del costo del biglietto possa essere utilizzato dai visitatori per acquistare libri in fiera. Un modo intelligente per incentivare partecipazione e vendite.

Forse sono un po’ di parte, ma l’atmosfera che ho respirato al TdL a me è piaciuta molto. L’ho scritto e postato subito sui vari social. Due elementi desidero sottolineare: la gande affluenza agli eventi professionali e l’alto livello degli incontri.
Ho raccolto così tanto materiale che potrei scrivere un libro, alcuni dati li ho inseriti nel mio ultimo post su Il Fatto Quotidiano, altri ve li propinerò nel corso dei prossimi mesi.

Diamo un po’ di numeri

Inizierò con “I nuovi modi di leggere” l’Osservatorio sul consumo editoriale e culturale nato con l’obiettivo di studiare le nuove forme di accesso ai contenuti e l’influenza delle nuove tecnologie sulla lettura tradizionale. Ideato dal Gruppo Innovazione dell’AIE-Associazione Italiana Editori e condotto da Pepe Research ha messo in luce 5 “tipi sociali” che si caratterizzano per un diverso approccio e uso delle tecnologie: Tecno-curioso (32%), Tecno-basic (27%), Sconnessi (18%), Trendsetter (12%) e  Mobile only (11%).
Al Tecno-curioso appartengono prevalentemente le classi sociali centrali, professionalmente attive, tendenzialmente colte con una dotazione tecnologica familiare medio alta. Persone curiose che leggono libri e ebook, ascoltano audiolibri a cui accompagnano un accesso ai tipologia-per-contenuto
contenuti che passa per molteplici canali.

Periferici rispetto al mondo digital sono i Tecno-basic: poco dotati di tecnologie, conoscono e usano in modo saltuario solo i social più comuni, quali Facebook. Leggono quotidiani, riviste e pochi libri, il tutto prevalentemente in formato cartaceo.
Gli Sconnessi sono molto numerosi, hanno più di 55 anni, non sono professionalmente attive e non hanno connessione Internet. Si informano leggendo quotidiani, spesso free-press, e via TV. Proprio in questo target si trova la maggior quota di non lettori di libri.
I Trend-setter sono prevalentemente ragazzi giovani e giovanissimi che vivono in case dotate di molteplici device; sono quotidianamente connessi a più social, compresi i più recenti quali Snapchat. Nonostante la pluralità di vie per accedere ai contenuti, in questa tipologia si trova la maggior quota di “grandi lettori” di libri, consumati su più supporti, cartaceo, digitale e audio.
Infine i Mobile Only, simile al precedente si discosta pe la bassa dotazione tecnologica familiare. Lo smartphone è il canale privilegiato di accesso ai contenuti. Leggono pochi libri.

Dalla ricerca emerge chiaramente la fotografia di un mondo tecnologico che non si oppone a quello editoriale, ma che pare aver la potenzialità di alimentarlo, offrendo sempre più occasioni, contenuti, canali e supporti per alimentare la curiosità delle persone e l’interesse verso i contenuti. In questa ottica, la pay-tv non sembra rubare attenzione ai libri: i maggiori lettori si trovano proprio tra chi accede a film e fiction tramite streaming o pay-tv.
E gli editori dovranno sempre di più imparare a interagire e integrarsi.

Chi legge in Italia? Le donne

Continuiamo a inquadrare i lettori, analizzando meglio i dati Istat. La maggior parte dei lettori continuano a essere “deboli”: il 18,3% della popolazione ha letto al massimo 3 libri in un anno, mentre il 16,5% sono lettori “medi” con 4-11 libri letti in un anno. I lettori “forti” chepay-tv-e-lettura hanno letto almeno un libro al mese sono la parte minore, ovvero il 5,7%.

Chi è il lettore di libri? Le donne più degli uomini. Dal 1988 – cioè all’indomani delle grandi trasformazioni sociali e culturali che avevano attraversato il nostro Paese tra anni Sessanta e Settanta -istruzione obbligatoria, ingresso nel mondo del lavoro delle donne, prime avvisaglie di emancipazione femminile, ecc.- la popolazione femminile ha sorpassato nella lettura di libri quella maschile. Le diversità uomo/donna si sono amplificate nel tempo: nel 2016 la differenza a favore delle donne lettrici è del 13,6%.     

Tra il Nord Est e Nord Ovest la percentuale dei lettori è pressoché simile (48,7%  e 48,5%), nel Centro Italia i lettori sono il 42,7%. Il crollo è nel Sud in cui i lettori sono il 27,5%. Il 30,7% di lettori nelle Isole presenta delle differenze come quella che c’è tra la percentuale di lettori in Sardegna (45,7%) e Sicilia (25,8).

Ovviamente, ci sono più lettori “forti” e “medi” tra chi ha titoli di studio più elevati e maggiori risorse economiche.

È aumentata nel tempo la quota di famiglie che possiedono libri e nel 2016 sono l’89,4%, ma dal 2009 in poi il 10% di famiglie dichiara di non avere libri in casa.

Quasi la metà, il 46,2% per la precisione, delle famiglie nel 2016 ha a disposizione non più di 50 libri in casa (Il 17% ne possiede tra 51 e 100 e l’11,8% da 101 a 200 libri.

Internet e le nuove tecnologie hanno modificato la gestione del tempo ma i lettori di libri, come abbiamo visto anche nella ricerca di pepe Research, sono anche buoni utilizzatori della rete e delle sue potenzialità. Infatti la maggior parte dei lettori è potenzialmente sempre connesso. Allo stesso modo i lettori “medi” e “forti” sono coinvolti più della media nella partecipazione culturale, come cinema, teatro e concerti.

Sono circa 4 milioni i lettori di e-book, ovvero il 7,3% della popolazione (+6 anni). Il fenomeno ha coinvolto soprattutto le donne ma in prevalenza riguarda i giovani di 15-24 anni. Chi sceglie e-book è soprattutto un lettore “forte” (il 28,3%) o “medio” (il 18,5%) che non mette in discussione il libro di carta.
Infatti, queste persone molto semplicemente amano leggere.

Sempre in crescita Fiction e libri per bambini e ragazzi

Che fiction e libri per bambini e ragazzi siano in costante crescita forse già lo sapevate, ma che a frenare il mercato abbia contribuito anche la mancata pubblicazione del libro del Papa non ve lo aspettavate. Ebbene teologia cristiana ha perso lo 0,6%, romanzi d’amore e testi per la preparazione d’esami e concorsi lo 0,5%.
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Invece, registrano un incremento dello 0,4% i libri per ragazzi, mentre Linguistica, fiction e letteratura generale dello 0,3%.

A confronto con gli altri mercati internazionali, l’Italia ha la quota più importante di fiction il 39,2% compreso Young Adult, rispetto agli altri Paesi dove oscilla tra il 21,6% degli Stati Uniti e il 29,6% del Brasile, in queste nazioni però non comprende Young Adult. E quindi il raffronto zoppica.
Come ha evidenziato Giovanni Peresson, consulente dell’Ufficio Studi AIE, «È molto difficile fare raffronti tra i Paesi perché non ci sono basi omogenee, l’ultima indagine Eurostat, l’equivalente europeo di Istat, risale al 2011 e quella precedente al 2007. Da questi studi l’Italia è al 14esimo posto, ma bisogna tener conto che il nostro è un mercato più piccolo rispetto a quello francese o spagnolo che possono accedere anche ad altri Paesi senza la necessità di traduzioni». Ma tutti sanno che le comunità italiane sono diffuse e corpose in tutto il mondo, forse sarebbe necessaria una migliore promozione presso questi potenziali lettori.

Come scrivevo all’inizio, Tempo di Libri ha ufficialmente sdoganato ebook e Amazon, che era presente con uno stand e con alcuni degli autori di Amazon Publishing. Ovviamente c’era anche Audible la società del gruppo che si occupa di audiolibri. Ma queste sono altre storie che vi racconterò nei prossimi articoli.
Tra l’altro sono anche molto curiosa di vedere come andrà a finire con il fisco: la Gdf-Guardia di Finanza ha accusato la società di Jeff Bezos di aver evaso 130 milioni di euro nel nostro Paese, ma i responsabili hanno risposto: «Tutto pagato». 

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