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L'Enigma delle Anime Perdute

enigmi


Un antidoto a noia ed afa, ma consumatelo anche quando-fuori-piove: funziona lo stesso.

Il racconto di una non-esordiente, molto Self, che stupisce non abbia ancora scalato le abuliche classifiche dei nostrani Best seller.

 

Ho aperto l’e-book e, in una notte afosa di inizio estate, ho iniziato a leggere.

Lettura e afa non vanno affatto d’accordo, e che non lo so?

Parlarvi poi di un libro che al momento trovate in formato digitale… è come andar per fossi, ma...

Ma vi prego di darmi almeno qualche riga, fermate il vostro indice nevrotico e abbandonate il mouse al suo destino.

Vale.

Vale i cinque minuti che io impiegherò a scriverne e voi a leggerne.

E vi garantisco uno zapping molto veloce e un fermo immagine discreto.

enigma-delle-anime-perdute
L’incipit

«L’infermiera svoltò l’angolo lasciando solo la luce fredda del giorno a occupare il lungo corridoio. Nella grande sala, un anziano vestito di blu era seduto accanto alla finestra; guardava fuori e muoveva la mano come se stesse dirigendo un’orchestra. Avanti e indietro, giocava con il vento, comandava le foglie. Le labbra rimanevano serrate, senza poesia, senza accenti, e gli occhi, sbiaditi e sudati, erano perduti. (…)»


Ecco, scusatemi, ma a questo punto io mi ero già incollata alla pagina (forse dovrei dire “schermo”, ma sarebbe meno ovvio).

Cosa sono 65 parole o, se preferite, 355 caratteri spazi esclusi (che tanto li spazi mica li dovete leggere…) nell’economia di un “***”

Un che?

Un romanzo, un racconto breve? e poi un romanzo “cosa”? Un racconto giallo?

Giallo: solo un colore primario sottrattivo, che per una bizzarria tutta italiana (forse traslata dal colore tipico dei guanti che per cliché usavano un tempo gli assassini, sic!) è andato a definire certo genere di narrativa.

Ma l’autrice, certa Manuela Paric’ (della quale in calce, per i più curiosi, c’è una breve nota biografica), se per sbaglio si trova costretta (ma proprio costretta) a parlarvi del suo racconto si mostra dubbiosa sull’attribuzione di genere “giallo” al suo lavoro di parole.

Bando alle ciance e tornando alla mia lettura:

a me conquista da subito e, anche se in una cospicua porzione del cervello continuo ad portarmi impressa quella parola del titolo (Enigma) che mi trascina costantemente al genere “giallo”, divento famelica da subito di corridoi che si svuotano di presenze umane e di anziani che comandano il volo alle foglie.

E per me che sono ugualmente golosa di storie e di letteratura quello nel quale sto avanzando è un luogo di alta gastronomia.

Già perché la cuoca si è sbizzarrita a confezionarci un giallo (diciamo la verità) che pur avendo le stigmate del genere, si prende la libertà di essere “di più”. Uno slogan veloce, mutuato dalla pubblicità, potrebbe essere Nonsologiallo: bruttino, lo riconosco, ma rende bene l’idea.

Così io, nella mia notte quasi estiva ma già parecchio afosa, procedo tra fughe e sospetti, sparizioni e cadaveri (sì ci sono anche quelli, non preoccupatevi), ma soprattutto mi è dato bearmi con la scrittura “diversa” della Paric’.

Oggi che nessuno vuole sentirsi definire “diverso”, trovare una “scrittura diversa” è un dono inaspettato e gratificante.

Così da questa lettura, arrivata inaspettata sul mio e-reader, non riesco proprio a staccarmi: si crea da subito -da quell’insolito incipit che cammina per i corridoi di una casa di cura facente funzione di ospedale psichiatrico da dove fugge un ospite- una dipendenza.

Le dipendenze o si combattono o si… godono.
Io che mi godo indefessa quella dalla nicotina da oltre 45 anni, come potrei non compiacermi di quella creata dalle parole di L’Enigma delle anime perdute?

Una dipendenza che mentre mi impedisce, tipicamente, di smettere, dall’altra mi fa temere l’approssimarsi della fine.

Come potrò iniziare un nuovo libro che abbia per protagonista qualcuno di diverso da Jean-Luc Mocha o che sia orfano di un’attrice non-protagonista del calibro di Teodora, fattucchiera lettrice di destini ma forse più che altro crocerossina di anime?

Li seguo tra i viali chiassosi del centro di Piacenza, ma soprattutto nei silenzi afosi di quelle sue notti estive.
Scopro che anche lui, Mr Mocha, fatica a restare eretto percorrendo vicoli di sampietrini, e che non è bravo né a darle né a prenderle, che investiga per caso, che scrive e che, anche se alla fin fine come la maggior parte di *noi*non si capisce bene che lavoro faccia, lavora. Sobbalzo sulle parole, sul loro uso inaspettato e sulle aggettivazioni desuete: mi piacciono molto, sono vive, escono dallo schermo del mio e-reader e restano a camminarmi in testa, creando ulteriore dipendenza.

Per coloro che vorrebbero sapere qualcosa di più, che cercano una specie di sinossi per capire se procedere all’acquisto o meno -l’evento della lettura, poi, dipende, da altre incognite-, mi permetterò di offrire in modo assolutamente disordinato e autarchico qualche indizio: una scomparsa, due morti che anzi forse sono quattro, una cena imbastita tra un’improbabile congerie di commensali stranamente assortiti, un paio di scarpe rosse (ndr: a queste prestate particolare attenzione), i sotterranei cupi e misconosciuti di una ridente cittadina di provincia, sangue (q.b.), afrore umano e tanfi mefitici (q.b.), colpi di scena
E qui mi piace riportare che, da noiosa lettrice di gialli/thriller & similari, nel corso degli anni ho alimentato la pessima abitudine di misurarmi con gli autori di codesti generi, riuscendo con una buona percentuale (di circa il 99%) a sgamarne il meccanismo e quindi il colpevole prima del capitolo rivelatore. Con il meccanismo ideato dalla Manuela Paric’, per L’Enigma delle anime perdute (sic!), mi è andata buca!

Niente, neanche una lontana idea sulla soluzione…


Insomma, anche se avrei voglia di esprimere [per rapidità e amor di epigrafia] un voto per questo lavoro, mi limiterò a un’esortazione che –fatta da una
torquemada delle recensioni- credo valga anche di più: leggetelo!

Argomenti pro: è breve, costa un’inezia, vi farà sorridere, vi getterà a capofitto in un’atmosfera, vi aiuterà a superare almeno una notte di afa insonne.

Controindicazioni: vi creerà dipendenza*
*alla quale ovviare con il pendant, della stessa autrice: L’Enigma delle scarpe rosse [dove trovare il bandolo delle “scarpe rosse”di cui sopra].

È consigliato a chi: soffre di noia, a chi con l’afa soffre anche d’insonnia, a chi con la tv proprio non ce la fa più, a chi si sente un Intellettuale e a chi detesta gli Intellettuali, a chi ama leggere oltreché riempire la casa di libri…

Quindi, repetita juvant [le cose ripetute giovano]: leggetelo.

Flaminia P. Mancinelli


p.s.
vedrei volentieri questo racconto nella collana La Memoria dell’editore Sellerio, se qualcuno ha conoscenze in loco o presso l’esimio Andrea Camilleri è pregato di attivarsi. Grazie.

p.s.2 commerciale:
trovate l’ebook di Manuela Paric’ su Amazon (in formato Mobi per Kindle), ITunes (per chi ama IPad e similari) e su Smashwords (in versione epub per Kobi, Sony, Cybook e similari).
Inoltre potete averlo anche in formato cartaceo, of course su Amazon... 


p.s.3 "assaggio":
per chi sia interessato a leggere qualche pagina del romanzo,
l'autrice ci ha offerto questa possibilità.
Non avete che da cliccare sull'icona del pdf e "godervi l'enigma"      pdf-icon


 

 

BREVE BIO DI MANUELA PARIC’

 

La prima cosa che ti incuriosisce è quel cognome con l’apostrofo e il nulla o, se preferite tra sé e l’infinito.

MP
Di sé scrive:

« Mi chiamo Manuela e scrivo da sempre. Quando ero bambina facevo finta di saperlo fare, scarabocchiavo interi quaderni… lineette, puntini, cerchiolini: era tutto nella mia fantasia. E’ un vizio che mi è rimasto e perciò mi ritrovo a inventare storie, a costruire la realtà con le parole e a deprimermi su infide pagine bianche.
Abito nell’umida padania, amo la nebbia, il sole sbiadito e i formaggi. Quando posso migro verso il mare (come facevano le pecore) insieme a mia figlia che occupa il 100% dei miei pensieri. Mi piace trascorrere le vacanze dispersa su isole bianche e brulle, probabile retaggio delle mie origini croate. Ho una casa infestata da animali di vario genere: un cane nudo, un micio ciccione, un pesciolino zombie e una larva. Sì, una larva! Sono molto disordinata ma pragmatica, mi salvo per un pelo (ben piazzato sul mio divano). Cucino: impasto, sfornello e tiro la sfoglia, mi rilassa. Mi occupo di pubblicità e comunicazione da quindici anni e sono nata nel 1976. Ho un blog (fiumegiallo.blogspot.it) dove pubblico mini-racconti e niente di personale.»
Progetti in corso
- Una raccolta di poesie: Capelli spettinati
- Il terzo libro con protagonista il Signor Mocha: L’enigma dell'isola bianca
Prossimi alla pubblicazione
- Una commedia teatrale, un’opera comica in due atti dal titolo Wo Har Isch

 

Di sé però poi racconta anche:
«Donna, nata l'8-1-19**
Ho studiato legge ma poi mi sono dedicata alla comunicazione, frequentando un master sui nuovi media e corsi di programmazione neurolinguistica.»

 

«I miei genitori hanno fatto filosofia e ricordo le cene a parlare di Kant...avevo 6 anni.»

 

«Dall'età di 8 anni coltivo il segreto desiderio di possedere un giardino all'inglese (privo di nani), abbinato a una casetta vittoriana e a qualche omicidio. Il destino, ahimè, ha scelto altrimenti. Nessuna pianta sopravvive al mio passaggio: sono la folgore. Certo ci parlo, me ne beo, ma dimentico di dar loro da bere e così ardono, urlando tutta la mia incoscienza.»

 

«Inoltre non ho un giardino (le piante sono ovviamente felici di questa mia condizione).»

 

«Abito all'ultimo piano di un condominio antico e senza ascensore, bello eh...ci mancherebbe. Scomodo, pure. Ho una casa non abbastanza grande da contenere il mio disordine. Lascio le cose qua e là, creo mappe alternative e osservo con imbarazzo i risultati. Questo non è certo sintomo di genio e sregolatezza, credo invece si tratti di pigrizia e di un difetto congenito nell'attribuire le priorità. E' in questo contesto che si muovono mia figlia e i miei animali, tra tutti un gatto tripalluto (che averlo saputo prima avrei chiamato Colleoni)! Non so per quale strana sorta (o sorte) di mutazione genetica, un testicolo, imprendibile, gli è finito vicino al retto, e questo lo rende un faro per ogni micia della città nella quale vivo: Piacenza…»

Dove rintracciarla:

Of course camminante sui sampietrini di Piacenza
oppure di passaggio sul suo Blog, Fiume Giallo,
che trovate a questo link 

Certo anche in decine di altri posti, ma al momento questo è quanto...

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