Una Self di... Fiction Novel

Pubblicato in Interviste

Quando un'autrice non si pone limiti, il lettore non può che apprezzare. Così la fantasia di Claudia può affascinare anche il critico più severo, unendo alla capacità creativa una profonda vena di esuberante umanità.

Ingredienti: sensibilità, intelligenza, empatia, ma anche un pizzico di esperienza, una spolveratina di realismo e fantasia q.b. 
Preparazione: miscelate gli ingredienti e lasciate riposare per parte di una vita media.
Non occorre cottura. Ogni porzione avrà caratteristiche differenti a seconda del prevalere di uno o di un altro degli ingredienti, offrendo comunque al “lettore” una narrazione stimolante.

Ma più che “stimolante” la scrittura di Claudia Calisti è senz’altro una fiction nella quale i lettori possono identificarsi, specchiare loro stessi o le persone con le quali condividono la vita.
Leggendola,
 nelle sue numerose pubblicazioni, non ho avvertito la necessità di imprigionarla in un “genere”, anche perché sarebbe davvero un’impresa difficile per chi volesse provarci.
La vita appartiene forse ad un “determinato genere”, no senz’altro, ed è proprio questa sua camaleontica varietà a continuare ad affascinarci. Così nei testi – romanzi, racconti e fiabe – di Claudia noi troviamo un piccolo museo di rappresentazioni di umanità varia, nel quale spesso la donna è protagonista.
Una donna alle prese, oltreché con vicende avverse, anche con uomini stupidi e limitati. Non tutti, of course, perché non è nelle intenzioni dell’autrice costruire una poetica anti-uomo, ma in molti noi riconosciamo le limitazioni che spesso derivano dalla società patriarcale nella quale siamo nati e cresciuti per millenni, che le religioni monoteiste hanno alimentato e protetto, e che i Poteri politici ed economici hanno nutrito senza limite alcuno.
Ma in questi scritti vi è anche molta analisi psicologica, come premette la stessa scrittrice nelle prefazioni; un modo senz’altro moderno e utile per fornire al lettore, sia donna che uomo, una chiave di lettura evolutiva, che possa aiutare se non a cambiare radicalmente lo status quo se non altro a migliorarlo, ad affrontarlo con una coscienza di sé almeno amplificata. 
I temi trattati arrivando dalla realtà, spesso, sono storie tristi, che neanche la mediazione “spersonalizzante” dell’autrice riesce ad ammorbidire, ma questa è la vita.
Così
, altrettanto spesso, le vicende narrate hanno un colpo di reni inimmaginabile e si concludono in “rosa”, ovvero offrendo al lettore un motivo di rivalsa al negativo, quella che dal tempo di Pandora chiamiamo “speranza”. 
Il lettore di questi libri chi è, a chi si rivolge Claudia Calisti nello scrivere i suoi intrecci?
A donne e ad uomini (sì, sì anche a loro…) che non hanno della vita, e quindi del leggere, un’interpretazione passiva, succube. L’autrice, anzi, con le sue “storie” invita ad autoanalizzarsi, a trovare la voglia di guardarsi allo specchio, e poi a dirigere lo stesso sguardo curioso verso il vicino di casa, l’amico della figlia, la sorella della cognata, insomma verso l’umanità tutta che, come la vita, ha insita una qualità splendida: quella di non essere mai noiosa, di stupirci ancora e ancora. Solo che noi glielo si consenta… 
Così vi invito a provare il gusto particolare di questa scrittura, che si manifesta anche nella scelta di un libro da tradurre (ne è un esempio “Un boia meno crudele” di Josh Russel, che la Calisti ha tradotto in italiano) nel quale le vicende di un gruppo di carcerati, uomini e donne, seguono prima le cadenze del noir per trasformarsi poi in quella che lei stessa, nella sottostante intervista, definisce “fiction novel” dotata di attributi aperti alla speranza. 
Ma tutte le sue raccolte di racconti e persino il suo romanzo breve, “Pescatore di donne”, dedicato a una vicenda di stalking, hanno questa pregevole caratteristica di “apertura”, che riesce a smorzare la crudezza delle vicende narrate. 
… E proprio questa “caratteristica” fa di Claudia Callisti una scrittrice piacevole, della quale si scopre un’inaspettata visione ottimistica della vita, nient’affatto rinunciataria al vivere, semmai al vivere senza “coscienza”.
A conferma la sua nicchia dedicata alla fiabe: Gelato di Favole e Specchio delle mie trame. Ho scritto “Fiabe” ma preciso che
 l’età di lettura non ha limiti, inizia intorno ai 3-4 anni e si allunga fin dove vi pare, fino a incontrare la fantasia di un centenario ancora disposto a scoprire il sorriso. 
Già perché a contraddire ogni superficiale impressione, lo scrivere di Claudia è capace di regalarvi un sorriso. “Provare per credere!” 
F.P.M.

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4 chiacchiere con l'autrice

Cosa significa, per te, essere una scrittrice?  
Si può scrivere per grattare il silenzio, per cercare un balsamo a molte ferite, ma anche per additare agli altri le cose che stanno tra le pieghe dell'esistenza. Sono convinta che scrivere non è soltanto un modo per assicurare i ricordi o i pensieri dal rischio di essere perduti, perché sono le piccole persone con le loro piccole storie che fanno poi la grande Storia.
A chi mi chiede perché scrivo, rispondo che lo faccio perché è la cosa che mi riesce meglio e che amo fare per me stessa: mi piace venire a capo delle questioni e poi amo le immagini e le dipingo, le filmo, le scrivo, appunto.

Sei un’autrice Self Publisher per scelta? 
Sì, e credo nella pacifica coesistenza dei due formati: e-book e cartaceo.

Realtà e immaginazione, fiction e cronaca, persona e personaggio: come li interpreti nella tua scrittura, con la prevalenza di quali? 
Sono affezionata allo stile non “fiction novel” dove con un amalgama di letteratura, sociologia, psicoanalisi e giornalismo,abolisco le barriere e le distinzioni fra i generi, tentando di realizzare una narrativa che parte dai fatti per poi renderli in una varietà di soluzioni inventive e di linguaggio.

Il testo che ancora non hai scritto, ma hai in un angolo della mente…
Più che in un angolo, anzi, bussa costantemente sulla mia gabbia toracica per convincere il cuore a trovare il coraggio di questa scrittura. Si tratta di una storia che mi appartiene e ho relegato nel mio profondo.

A chi ti rivolgi? Quale vorresti fosse il tuo lettore?
Il desiderio razionale sarebbe quello di arrivare ad un pubblico senza distinzione di età, genere, razza o provenienza, il sogno, quello di raggiungere io una capacità di scrittura, tale da parlare a tutti universalmente come fa la musica.
Ho sempre pensato che bisogna essere se stessi, nella vita e nel campo in cui si desidera esprimersi. Dopo i miei primi libri, come Flor de Vidrio e Benvenuti a bordo, sul momento le reazioni dei lettori son state sconcertanti. Claudia Calisti

Tutti chiedevano se fossero storie vere o di fantasia. Come se la realtà di suo non potesse essere già abbastanza assurda e terribile e la cronaca non lo dimostrasse ogni giorno. Forse, mi sono detta, sarà perché ho un modo di raccontare i fatti drammatici sempre con una vena di humor che al massimo può toccare il grottesco, sempre rinvenibile volendo, dietro ogni fatto anche atroce, senza però arrivare al sarcasmo. Questo è un tratto della mia personalità che passa inevitabilmente nei miei scritti. Ho già detto che non amo scrivere di cose che non conosco e che non ho sperimentato: inventare per me equivale a barare. Cerco quindi di limitare solo a misure prudenziali il mascheramento dei dati nei fatti di cui scrivo: senza nulla togliere alla efficacia narrativa. Altra strategia cui non obbedisco, contrariamente a chi invece ne fa uno stile, è fornire ogni dettaglio e spiegazione sui fatti o comportamenti dei personaggi, nel caso delle mie storie, quasi sempre persone, per lasciare a chi legge il piacere e la libertà di raccogliere da solo gli indizi necessari.
Un caso a parte è stato Pescatore di donne. Ho usato più del solito il dialetto, non per campanilismo, infatti non è il mio, né per populismo, ma perché l’affresco delle personalità e psicologie delle persone di cui narro lo richiedeva. Mi è stato osservato che avrei dovuto mettere addirittura delle note con la traduzione. Alla faccia della unità d’Italia! E non si trattava certo del Sardo o del Bergamasco, che, oggettivamente son vere e proprie lingue, non che gli altri dialetti siano da meno, ma comunque difficilmente comprensibili a senso. Per poi scoprire in testi di autori molto più importanti di me che il dialetto si usa eccome, alle volte neanche ortodosso ma rimaneggiato, e senza alcuna nota o traduzione. Così come non si trovano certamente note esplicative negli articoli di grandi giornalisti che scrivono su settimanali accreditati e che nei loro campi specifici, la musica, la biologia, la sociologia, la medicina, l’arte, l’antropologia, e via dicendo, usano terminologie tecnico scientifiche non a tutti comprensibili. Dopotutto, penso, nella vita, quando ascoltiamo qualcuno parlare, non ci sono note esplicative per aiutarci a comprendere il nostro interlocutore. 

È più utile il dito nella piaga o lo sciacquacervello?
Il dito nella piaga ma con dose.

Cosa consigli a uno scrittore esordiente?
Sono esordiente anche io, sempre, ogni volta che inizio a scrivere un nuovo libro. Pertanto sono benvenuti tutti gli insegnamenti possibili.

Cosa pensi dell’editoria, soprattutto quella italiana e dell’editoria digitale? E cosa vorresti da un editore?
Un editore e/o una CE (Casa Editrice) li vorrei NO EAP (Editore A Pagamento). Penso che invece facciano pesantemente mercato. Della editoria digitale credo che sia più aperta.

Realizzi da sola i tuoi e-book? Dove hai incontrato maggior difficoltà? Nella grafica per la cover, nel software per tradurre un testo word in un file e-book o nel marketing, ovvero nella diffusione del tuo lavoro, nel farti conoscere, apprezzare?
Realizzo i miei e-book da sola, salvo il provvidenziale sostegno di amici più esperti e disponibili, ogni tanto. La mia grande difficoltà sta in tutti i passaggi: dalla grafica della cover, alla impaginazione, all’infernale procedimento per la conversione nei formati richiesti. Quanto al marketing, brancolo quasi sempre nel buio, anche in questo aiutata talvolta da dritte di amici, con qualche piccolo successo.

C’è una domanda che non ti ho fatto alla quale ti sarebbe piaciuto rispondere?
Una domanda che mi piacerebbe mi fosse rivolta è la seguente: “Devi qualcosa a qualcuno, relativamente alla tua attività di scrittrice?” e la risposta è: "Certamente: a tutti coloro che hanno creduto e continuano a credere in me."

 

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Autobiografia di Claudia Callisti

Mi chiamo Claudia Calisti e nasco a Roma nel 1951. Quando ho due anni, con la mia famiglia mi trasferisco a Poggio Mirteto (Rieti), dove resterò fino alla fine delle elementari. In questo periodo ricevo un premio per un concorso indetto dalla scuola che frequento, sul tema di fantasia più bello. Nel ’62 torno di nuovo a Roma dove successivamente conseguirò il diploma di Corrispondente in Lingue Estere. Pubblico alcuni racconti sul settimanale femminile Bella. Lavoro come accompagnatore turistico e guida, viaggiando molto e raccogliendo appunti sulle mie esperienze.
In 
seguito prenderò una laurea in Lettere, indirizzo Teatro e Spettacolo. 
Mi impiego in un modesto ufficio dove rimarrò 20 anni, andando in pensione anticipata sia per motivi di salute che per inquietudine da insoddisfazione professionale. Intraprendo la carriera di videomaker freelance e tra un video e l’altro, comincio a riordinare ed esaminare tutto il materiale scritto, raccolto e conservato per anni, in attesa del momento giusto....

Si apre una nuova e più serena stagione della mia vita e pubblico Flor de vidrio, Benvenuti a bordo, Il cavallo delle parole, Al sicuro dall’amore, sia in e-book che in formato cartaceo.
Attualmente vivo ancora a Roma e continuo a scrivere ma da anni mi dedico anche alla danza che per me è stato un sentiero di luce, un aiuto psicologico fondamentale, per ritrovare l’unità corporea, persa in seguito a gravi patologie e a vicende drammatiche nella vita privata.
Dipingo su seta, e amando le immagini e piacendomi scrivere anche con la luce, non solo realizzo video di danza, ma anche arazzi e lavori su vetro.
Ho illustrato anche alcuni miei libri di favole per bambini (e adulti) Gelato di favole e Per quattro stagioni, scritto in quattro lingue (italiano, inglese, spagnolo, portoghese) nello stesso testo. Ho scritto anche libri in inglese e in spagnolo (Life slavery, Perlas de sabiduria), per dare seguito alla mia passione per le lingue, anche orientali, allo studio delle quali non so rinunciare. Ho tradotto in italiano dall'inglese l'opera prima di un autore che sento molto nelle mie corde; lui si chiama Josh Russell e il suo libro si intitola A less cruel Executioner, in italiano: Un boia meno crudele.

 

Flor-de-vidrio        
         
il-cavallo-delle-parole      Gocce    
         
Sedia-rapita    specchio-delle-mie-trame     Per Quattro Stagioni
         
pescatore-di-donne   benvenuti-a-bordo    
         
 AL-sicuro-dall-amore   gelato-di-favole     
         
        boia-meno-crudele

 

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