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Racconto d'estate

Racconto d’estate

E’ arrivato in libreria Racconto d’estate,
il terzo romanzo di Leonardo Bonetti. 



Con Racconto d’estate Leonardo Bonetti sta per completare la quadrilogia dedicata alle stagioni. Dopo Racconto d’inverno con lo sbadato che scappa da tutto e Racconto di primavera con l’orfano alla ricerca di se stesso, il raffinato autore romano propone al lettore una nuova avventura da vivere con sei ragazzi e un cane: la ricerca del punto dove finisce l’estate.

Come i precedenti romanzi, anche Racconto d’estate è edito da Marietti.


Le riflessioni dell’autore

Racconto d'estate o della percezione fantastica del mondo.

«È l'estate, bellezza!».

C'è una qualità imprescindibile dell'essere umano che vien meno in quest'epoca falsamente antipostmodernista, in cui la tentazione di colonizzare ogni cosa viene praticata attraverso la sua inclusione nella categoria dell'"oggettivo". Si tratta della percezione fantastica del mondo.
Che si esplica ogni giorno di più attraverso una supposta serietà dei fatti. Mentre la letteratura creativa o fantastica soffre in spazi angusti motivati dalla sua mancanza di serietà, stanti i suoi tratti ludici o liberatori.

Se Cervantes aveva inaugurato una tradizione all'insegna del «contrattempo della modernità trionfante», questo Racconto d'estate rinnova a suo modo, eccessivo e rumoroso, quello che potrei definire un invito al gioco e al sogno. Una trasfigurazione non oziosa, spero, di quanto sperimentiamo giorno per giorno. Gli ingredienti ci sono tutti, e i personaggi pubblici che vi compaiono non hanno la pretesa di diventare oggetto di dileggio o di sarcasmo. Semmai sono forniti dei tratti tipici delle figure irreali, comparse di un fumetto letto al fuoco della coscienza di un protagonista sui generis, giovane svogliato e senza lavoro, che prende coraggio insieme alla sua compagnia di ragazzi e di animali.

Ma non si tratta solo di questo. Racconto d'estate, infatti, tenta qualcosa di più ambizioso. Puntando, per semplificare, a un vero dialogo col passato. Come a dire che questo suo appello al sogno e al gioco non si esaurisce nella chiave di un reale disimpegno. Semmai il contrario. Traducendosi in un fuoco fattivo ben più gravoso. Impegnativa è, infatti, la strada della fantasia, anche quando questa appare sbrigliata, comica, surreale.

Al contrario di quanto si potrebbe pensare, infatti, le avventure di questa strampalatissima combriccola non rappresentano mai una fuga nel romanzesco o nell'esotismo letterario fine a se stesso.
Potrei dire che Racconto d'estate è un romanzo eccentrico in tempi di Controriforma e di pensiero unico. Un libro che tenta di rifondare la realtà attraverso il linguaggio e l'immaginazione, celebrando la finzione nella stretta misura del testo, senza velleità di ricostruzione realistica, assumendo l'iperletterario dalla riva del comico, dell'umoristico. Un romanzo inesperto, ignorante e dottissimo, con personaggi infingardi e audaci al tempo stesso. Che porta come suo fondamento la follia dello scrivere, sempre in bilico sulla punta di un calambour ,esattamente come quello in esergo:

in diebus illis magnis plenae
(o indie busillis magnis plenae? Mah...)

Nient'altri che l'etimologia della parola busillis, frutto di errata trascrizione da un passo del Vangelo ad opera di un oscuro amanuense medievale. Perché è il busillis l'unico vero motore di questo libro, l'errore e l'equivoco capaci di dare la stura a un'energia vitale che travolge ogni cosa. Energia che, procedendo dall'interno di questa epica a rovescio, cambia spesso direzione spingendo i suoi eroi a capofitto in mille bizzarre avventure. Sempre restando nella grande camera oscura della coscienza del narratore, tale Zampa di Cane, carattere che avrebbe potuto interpretare la parte di un dramma, ma che si trova nell'occhio del ciclone di un'estate da mettere alla prova. E lascia che la sua coscienza si faccia libro inseguendo la vita come fosse il prodotto stesso della sua finzione.Leonardo Bonetti

Ma chi è Zampa di Cane in realtà? Un "disoccupato scrittore", sembrerebbe, parafrasando la prefazione di Cervantes al suo Quijote. Descrive la concretezza di un luogo certo e di un luogo incerto, e facendo questo confonde sempre più i confini di realtà e finzione. Ma proprio l'incertezza dei luoghi e al tempo la loro verosimiglianza, assumono nel libro una premessa sovversiva, denunciando i dogmi della postmodernità come fallaci e illusori. Finché dalla critica alla scrittura (e alla finzione) si giunge alla sua celebrazione, in quanto unica esperienza capace di far prendere il volo alla vita, ai suoi attori, alla nuova realtà appena fondata.

Lo scontro è frontale e gli esiti fatali, ma solo per chi si ostina a non credere alla potenza dell'immaginazione. Che non è affare per signorine ma esige uno scontro il cui unico esito è l'abbattimento dei luoghi stessi del potere.
In tutto questo, sovrana, domina una lingua eccessiva, nei modi della velocità del linguaggio come della sua imprevedibilità. Seguendo leggi musicali più che razionali. Proprio perché è la musica, il concerto folle di questa banda di strambi suonatori, con trombe, percussioni, chitarrine e ogni specie di strumenti improvvisati, a dettare il ritmo, la durata e la legge che governa la partitura del romanzo.

È un libro, insomma, che mette in discussione la modernità nel suo complesso, al di là delle sue filiazioni più recenti. Denunciando la condizione di orfanità della nostra epoca, staccata dalla tradizione, dalla storia, dal passato. E gli contrappone un progetto di uomo che abbraccia tutto ciò che fu e tutto ciò che è. Un mondo intenzionato a rifondare la sua realtà attraverso il linguaggio e l'immaginazione. Come un angelo a venire capace di contemplare le rovine della storia. Mondo velocissimo, lesto e precipite, da una parte; lento fino alla morte, vacillante come un ubriaco, dall'altra.


Si tratta dunque di un romanzo che vuole essere coraggioso fino al punto di reinventare ogni cosa, e con uno spirito capace di mettere in discussione i limiti della realtà e della storia, vista come un tempo che passa troppo in fretta.

I personaggi non vengono mai privati della loro immaginazione. Anzi, il loro punto di partenza è il rifiuto dei vincoli che ne limitavano, all'inizio della vicenda, tutta la loro portata.
È il romanzo del trionfo della finzione, un libro che si apre a tutto, con una capacità totalizzante originata dall'errore, dal busillis, dall'equivoco. In una stagione che dovrebbe correggere la precedente ma che si propone da subito col volto della renitenza, manifestando la sua indisponibilità a farsi correggere. Sovrana e detentrice del dogma della ragione e della fede. Dogma che il Racconto tende a voler sovvertire sin dall'inizio. Per dare la spallata a un sistema già in rovina. Perché sono i sudditi del regime "estivo" a presentarsi - loro davvero sì - come i veri pazzi. Gente che non fa che applaudire e ridere a crepapelle di fronte al palcoscenico vuoto. Fin quando il teatro rovina su se stesso travolgendo l'illusione di felicità del suo pubblico.

Ma qual è, in defintiva, il mondo alternativo, il progetto di rifondazione della realtà che emerge da questo libro? Nient'altri, potremmo sostenere, che un mondo impuro, macchiato, pestilenziale, barocco, tendente all'accumulo delle immagini per una moltiplicazione del senso delle cose. Ma che poi si spoglia all'improvviso di tutti gli orpelli in vista di una sostanza segreta, stretta nel pugno solo un attimo prima di scivolare nuovamente tra le sabbie del deserto. Perché si possa cominciare di nuovo a metterla in ridicolo. Non è infatti ammesso, in Racconto d'estate, l'unico punto di vista, la verità definitiva. Non c'è nemico più ostico dell'ortodossia dominante, per questa compagnia un po' sporca, un po' ignorante, un po' sovversiva, che non smette di rinnovare le sue avventure in vista di un'era a venire, vera e propria epoca del trionfo dell'immaginario.

Leonardo Bonetti


Chi è Leonardo Bonetti:
nato a Roma nel 1963, ha pubblicato presso Marietti il suo romanzo d’esordio Racconto d’inverno, che ha collezionato numerosi riconoscimenti tra i quali il Premio Nabokov 2009, il Premio Speciale Targa Il Molinello e il Premio Speciale della Giuria Histonium. Il secondo romanzo, Racconto di primavera, sempre per Marietti, già finalista al Premio Zingarelli e al Premio Savona, ha vinto il Premio Carver 2011.
Nel marzo 2012 ha quindi pubblicato A libro chiuso, un volume di meditazioni e frammenti in prosa poetica con una nota introduttiva di Antonio Prete. Quest’opera si è aggiudicata la XXVI edizione del prestigioso Premio Lorenzo Montano. Lo scorso giugno, infine, la pubblicazione, sempre per Marietti, del suo terzo romanzo dal titolo Racconto d’estate.

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