Libri per il relax primaverile

C’è molto spazio per la fantasia e l’immaginario in questa raccolta di romanzi. Come al solito mi piace spaziare dalla fantascienza al noir, dal distopico ai saggi.

 

Se amate la fantascienza vi consiglio la trilogia “Il passato della Terra” di Cixin Liu -composta da “Il problema dei tre corpi”, “La materia del cosmo” e “La quarta dimensione”- con la traduzione di Benedetta Tavani per Mondadori. Nel 2023 Mondadori ha pubblicato il cofanetto che comprende i tre romanzi in versione digitale e cartacea.
Dal primo libro è stata tratta l’omonima serie televisiva, a me è piaciuta e sto aspettando la seconda stagione.
Il problema dei tre corpiIn estrema sintesi: un progetto militare segreto nella Cina della Rivoluzione Culturale. Un messaggio inviato nello spazio. Un mondo alieno destinato a sprofondare nel Caos. Forse l'inizio di una nuova era della storia umana.
Il primo libro ci porta nella Cina della Rivoluzione culturale, un progetto militare segreto invia segnali nello spazio cercando di contattare intelligenze aliene. E ci riesce: il messaggio viene captato dal pianeta Trisolaris, l'unico superstite di un sistema orbitante attorno a tre soli, dominato da forze gravitazionali caotiche e imprevedibili, che hanno già arso undici mondi. È quello che i fisici chiamano "problema dei tre corpi", e i trisolariani sanno che anche il loro destino, prima o poi, sarà di sprofondare nella superficie rovente di uno dei soli.
Il secondo libro ci racconta che l'universo è un'immensa foresta abitata da feroci predatori. Nascondersi significa sopravvivere, rivelarsi significa diventare prede. Impiegheranno 400 anni, attraverso gli spazi siderali, e la Terra tenta di organizzare una disperata resistenza.
Infine il terzo libro. A mezzo secolo dall'Ultima Battaglia sembra essersi creato un equilibrio tra terrestri e Trisolariani. Pare che le due civiltà siano pronte per iniziare una convivenza pacifica, tra eguali, senza l'assurda minaccia della reciproca distruzione.
Cixin Liu è nato in Cina, a Yangquan, nel 1963. Ha lavorato come ingegnere in una centrale elettrica prima di dedicarsi interamente alla letteratura. È uno dei più prolifici, noti e innovativi autori cinesi di fantascienza, vincitore per nove volte del Premio Galaxy (il più importante premio letterario cinese dedicato alla fantascienza) e unico asiatico ad aggiudicarsi il Premio Hugo nel 2015 con” Il problema dei tre corpi” e con “Nella quarta dimensione” ha vinto il Premio Locus nel 2017.

Napalm nel cuore” di Pol Guasch con la traduzione di Amaranta Sbardella per Fandango Libri è un romanzo distopico, ma non solo.
Due parole contraddittorie — Napalm e cuore, distruzione e amore. In un luogo misterioso e oscuro, che su di sé porta ancora le cicatrici di una terribile quanto indecifrabile esplosione, il giovane protagonista narra la propria esistenza sotto forma di frammenti. I suoi sono squarci di un passato sofferente ed enigmatico, sono scaglie luminose di un presente che è lotta, ed è passione contro ogni norma. La norma del potere repressivo, la norma della sessualità imposta, la norma del corpo ordinario e ordinato.
Attraverso prodigiosi salti temporali e allusioni il lettore scopre quindi l’amore omosessuale che lega il giovane al carismatico Boris, si addentra nel rapporto cheNapalm nel cuore lo lega alla tribolata figura della madre, lo segue nei suoi crudi atti di ribellione e affronta assieme a lui un viaggio verso la Frontiera. Qui si raccoglie un’umanità in attesa, che cerca una via d’uscita dalla società, dalla repressione, dai cambiamenti in cui è sprofondato il mondo dal giorno del cataclisma. Il viaggio, avventuroso e non privo di ostacoli, è la scoperta di un’identità libera.
E il linguaggio che lo narra è un filo di immagini poetiche che si dipanano e rischiarano come piccole, continue, detonazioni.
Pol Guasch, nato aTarragona nel 1997, ha una laurea in Letteratura contemporanea al King’s College di Londra e sta conducendo una ricerca per la sua tesi di dottorato sull’amore e la poetica presso l’Università di Barcellona. Ha completato il Programma di Studi Indipendenti alla MACBA e insegnato Critica Letteraria all’Università di Barcellona. È autore dei volumi di poesie “Tanta gana” (Premio Fran- cesc Garriga, 2018) e “La part del foc” (Premio Lépez-Picé, 2020) e ha partecipato a festival internazionali di poesia dal Sudafrica alla Svizzera e Germania. È stato invitato in diverse residenze per scrittura, come la Fondazione Santa Maddalena (Firenze) o Art Omi Ledig House (NY). Il suo romanzo d’esordio “Napalm al cor”, vincitore del Premio Letterario Anagrama Llibres del 2021 e tradotto in molte lingue, sta ricevendo adattamenti teatrali e cinematografici. Guasch ha anche ottenuto il 42esimo Premio Rivelazione in Catalogna per Napalm al cor e il Premio Efie Festival Talent a Madrid.

La ragazza unicorno” di Giulia Sara Miori per Marsilio Editore è un romanzo particolare, tra Kafka e Bulgakov, dove la realtà si confonde con la finzione.
Nel giorno del suo compleanno, il 27 gennaio 2022, alle 18.41, il signor Cattaneo esce dal suo ufficio, viene rapito da due loschi figuri, bendato e portato in un la ragazza unicornoluogo che, quando riapre gli occhi, scopre essere tutto bianco. Al signor Cattaneo sono stati consegnati abiti tutti bianchi. I due rapitori lo interrogano sul suo lavoro, sui suoi gusti, sulla moglie dalla quale ha divorziato e che non sente da cinque anni, sulle sue abitudini sentimentali, per non dire sessuali. Il signor Cattaneo risponde, non ha paura, in qualche modo percepisce che i due che gli stanno di fronte somigliano a qualcuno che ha già visto e, soprattutto, sanno sul suo conto più cose di quante ne sappia lui stesso.
Ma chi è la ragazza unicorno? E cos’ha a che fare con quest’uomo apparentemente anonimo e senza pretese? Questo lo scoprirete leggendo il libro.
Sara Giulia Miori, nata in Sicilia, ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza a Trento. Nel 2001 si è trasferita a Milano, dove si è laureata in Lettere, ma da diversi anni vive e lavora a Utrecht. Ha all’attivo la raccolta di racconti “Neroconfetto” (Racconti 2021).

Tutta la vita che resta” di Roberta Recchia per Rizzoli è una storia da cui non ci si stacca, con protagonisti vivi, autentici. Un romanzo prezioso e dolcissimo, doloroso, accogliente, intimo e corale, che esplora i meccanismi della vergogna e del lutto, ma soprattutto dell'affetto e della cura, e li fa emergere con una delicatezza sapiente, capace di incantare e sorprendere. Un caso editoriale, in traduzione in quindici paesi.
Uno strappo che sembrava impossibile da ricucire, una famiglia che nel corso degli anni ritrova la strada nella forza dei legami. È ciò che succede con Come Marisa e Stelvio Ansaldo, che nella Roma degli anni Cinquanta si innamorano nella bottega del sor Ettore, il padre di lei. La loro è una di quelle famiglie dei filmTutta la vita che resta d'amore in bianco e nero, fino a quando, anni dopo, l'adorata figlia sedicenne Betta - bellissima e intraprendente - viene uccisa sul litorale laziale, e tutti perdono il proprio centro. Quell'affetto e quella complicità reciproca non ci sono più, solo la pena per la figlia persa per sempre. Nessuno sa, però, che insieme a Betta sulla spiaggia c'era sua cugina Miriam, al contrario timida e introversa, anche lei vittima di un'indicibile violenza. Sullo sfondo di un'indagine rallentata da omissioni e pregiudizi verso un'adolescente che affrontava la vita con tutta l'esuberanza della sua età, Marisa e Miriam devono confrontarsi con il peso quotidiano della propria tragedia. Il segreto di quella notte diventa un macigno per Miriam fin quando - ormai al limite, incontra Leo, un giovane di borgata, e qualcosa si muove, forse è l’inizio di un cambiamento.
Roberta Recchia vive a Roma ma si muove molto per presentare il suo romanzo. Se avete voglia di conoscerla, cercatela su Facebook e sul calendario degli eventi di Rizzoli.

Ho qualche domanda da farti” di Rebecca Makkai con la traduzione di Marco Dionigi Drago per Bollati Boringhieri, per alcuni critici è “il romanzo dell’anno”. Avevo già letto “I grandi sognatori” e mi era piaciuto molto.
Una convincente indagine sulla memoria collettiva e un esame profondamente emotivo della resa dei conti di una donna con il suo passato. Al centro di tutto, un mistero sconvolgente.
Puntuale, ipnotico e popolato da un cast di personaggi indimenticabili, è allo stesso tempo un avvincente romanzo da leggere tutto d’un fiato e un esempio della Ho qualche domanda da fartimiglior narrativa contemporanea.
Bodie Kane è una docente di cinema e podcaster di successo e tende a non indugiare troppo nei ricordi del passato, un passato che comprende una tragedia familiare che le ha funestato l’adolescenza, quattro anni perlopiù infelici nel collegio di una scuola superiore del New Hampshire e l’assassinio della sua compagna di stanza nella primavera dell’ultimo anno. Anche se le circostanze dell’omicidio di Thalia e l’arresto di Omar Evans, il preparatore atletico della scuola, sono oggetto di feroci discussioni in rete, Bodie preferisce non farsi coinvolgere troppo.
Quando però la sua vecchia scuola, la Granby School, la invita a tenere un corso, Bodie è inesorabilmente attratta dal caso e dalle sue falle sempre più evidenti. Nella fretta di arrestare Omar, la scuola e la polizia hanno forse sottovalutato altri possibili sospetti? Il vero assassino è ancora a piede libero? Bodie comincia a pensare che forse, nel 1995, era a conoscenza di alcuni dettagli che avrebbero potuto aiutare a risolvere il caso.
Rebecca Makkai è un'autrice statunitense. Docente universitaria, il suo romanzo d'esordio” L'angolo dei lettori ribelli”, in Italia pubblicato in Italia da Piemme nel 2012, è stato inserito nella Top Ten Debuts di Booklist e i suoi racconti sono stati selezionati per diverse edizioni dell'antologia The Best American Short Stories. Con” I grandi sognatori”, pubblicato in Italia nel 2021 da Einaudi, Makkai è stata finalista del Premio Pulitzer e del National Book Award, oltre ad aver ricevuto prestigiosi riconoscimenti, tra cui la Andrew Carnegie Medal e il Los Angeles Times Book Prize.

                              

Ogni prigione è un’isola” di Daria Bignardi per Mondadori porta il lettore in un luogo estremo dove la sopravvivenza è la priorità e i sentimenti primari sono nitidi. Daria Bignardi trent'anni fa è entrata per la prima volta in un carcere. Da allora le prigioni non ha mai smesso di frequentarle: ha collaborato con il giornale di San Vittore, portato in tv le sue conversazioni coi carcerati, accompagnato sua figlia di tre mesi in parlatorio a conoscere il nonno recluso, è rimasta in contatto con molti detenuti ed è tuttora un "articolo 78", autorizzata cioè a collaborare alle attività culturali che si svolgono in carcere. Ha incontrato ladri, rapinatori, spacciatori, mafiosi, terroristi e assassini, parlato con agenti di polizia penitenziaria, giudici, direttori di istituto. Per scrivere di quel mondo si è ritirata per mesi su un'isola piccolissima: Linosa. Ma il carcere l'ha inseguita anche lì. E gli incontri e la vita sull'isola sono entrati in dialogo profondo con le storie viste e ascoltate in carcere. Bignardi ci racconta il suo viaggio nell'isolamento e nelle prigioni, anche interiori, con la voce unica con cui da sempre riesce a trasportarciOgni prigione è un'isola al centro delle esperienze, partendo da sé, mettendosi in gioco, così come ha fatto la mattina del 9 marzo 2020 in un video girato di fronte a San Vittore, mentre alcuni detenuti salivano sul tetto unendosi alle rivolte che stavano scoppiando in molte carceri italiane. In seguito a quegli eventi sarebbero morte tredici persone recluse.
Il carcere lo odiano tutti. Alcuni amano il carcere degli altri, per così dire: parlarne è un gesto inevitabilmente politico, perché rivolgendo lo sguardo al carcere lo si rivolge al cuore della società, ma questo è anche e prima di tutto un libro personale, in cui ogni cosa – ritratti, riflessioni, cronaca, ricordi – è cucita assieme dalla scrittura limpida e coinvolgente di Daria Bignardi.
Daria Bignardi, nata a Ferrara, da molti anni vive a Milano. Ha pubblicato per Mondadori i romanzi “Non vi lascerò orfani” (premio Rapallo, premio Elsa Morante, premio Città di Padova), “Un karma pesante”, “L’acustica perfetta”, “L’amore che ti meriti”, “Santa degli impossibili”, “Storia della mia ansia”, “Oggi faccio azzurro”, e per Einaudi “Libri che mi hanno rovinato la vita”, tutti grandi successi tradotti in molte lingue.

Morire di classe”. La condizione manicomiale fotografata da Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin, a cura di Franca e Franco Basaglia per Il Saggiatore, edizione illustrata edita a febbraio 2024.
Pubblicato da Einaudi nel 1969, “Morire di classe” è un’opera eccezionale. Criticando attraverso immagini inequivocabili le condizioni in cui si trovavano gli ospedali psichiatrici italiani dell’epoca, fu un importante fattore nella battaglia di Franco Basaglia per far chiudere quegli istituti. Dal punto di vista editoriale, si Morire di classe presentò per la prima volta un oggetto di design (ispirato alla grafica pubblicitaria dell’epoca), che era insieme un libro fotografico, politico e sociologico; un libro da guardare – o da cui distogliere lo sguardo – tanto quanto da leggere. Negli scatti in bianco e nero di Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin – due dei più importanti fotografi italiani – si alternano muri, porte, chiavi, corpi, materassi, alberi, camicie di forza, sguardi vivi in corpi imprigionati e sono inframezzati da testi, selezionati da Basaglia stesso e tratti da opere di Erving Goffman, Michel Foucault, Primo Levi, Jonathan Swift, Rainer Maria Rilke e Peter Weiss. Denunciando la situazione e invitando le istituzioni interessarsi del recupero e non dell’annientamento di chi è stato escluso, il libro pone anche una questione etica. Che non vengano mai varcati i confini tra rivelazione e sfruttamento, tra compassione ed eccitazione pruriginosa mentre si immortala un malato di mente. Le foto e i testi, selezionati da Basaglia impongono al lettore una presa di coscienza inevitabile: perché la società e la psichiatria sono molto cambiate, ma la domanda sul rapporto tra follia e società e sulla funzione della cura e delle istituzioni non ha perso di senso.
Franco Basaglia (Venezia, 1924-1980) è stato uno psichiatra e neurologo italiano. Fotografa e scrittrice, Carla Cerati dalla fine degli anni Cinquanta, sposata e madre di due figli, decide di guardare il mondo attraverso l’obiettivo della macchina fotografica. Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita Ligure, 10 ottobre 1930) è un fotografo e fotoreporter italiano.

Concludo con “L’ultima ora. La storia del mondo attraverso la pena di morte” di Matteo Rubboli per Cairo. Com’è cambiata la società al susseguirsi di vari metodi di tortura e morte? E come l’uomo, al tempo stesso vittima e carnefice, ha cambiato la percezione di se stesso? Dai suoi albori a oggi, la storia dell’umanità ha trovato tra i suoi snodi evolutivi la visione della morte. Non solo come fine della vita o come porta per una dimensione ultraterrena, ma ancheL'ultima ora come accezione in cui gli uomini la infliggono come pena agli altri. Dal Codice di Hammurabi ai terrori della ghigliottina francese passando per i sacrifici umani Aztechi e per la legge del taglione, in ogni epoca il concetto dell’esecuzione è stato un termometro e una mappa della civiltà in continuo cambiamento. Ne seguiamo gli sviluppi, da un punto di vista assolutamente inedito, nell’opera di Matteo Rubboli, editore di Vanilla Magazine, che in questo volume traccia col sangue l’evoluzione dell’essere umano e del diritto, così come lo conosciamo oggi, attraverso la pena capitale nella storia.
Sarà disponibile solo in versione cartacea dal 29 marzo 2024.
Matteo Rubboli è l’editore di Vanilla Magazine, un progetto di divulgazione storica e culturale e punto di riferimento per ogni appassionato. È presente su YouTube (con 381mila iscritti al canale), Facebook (con 460mila follower), Instagram (con 16mila follower) e TikTok (con 112mila follower).

Buona lettura.
Marinella Zetti

Tags: narrativa, fantascienza, distopico , pena di morte, carcere, manicomio