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We are family

12 storie di coppie sarde unite civilmente, molto diverse l’una dall’altra, si mettono a nudo regalandoci una testimonianza personale e intima. Il saggio di Giovanni Follesa sollecita una riflessione sul significato di famiglia.

 

We are family. Storie di unioni civili” di Giovanni Follesa, Janus Editore, propone dodici storie di coppie sarde unite civilmente grazie alla Legge N. 76 del maggio 2016. Una legge arrivata con grande ritardo e ”monca”, perché molte parti sono state eliminate affinché potesse essere approvata. I nostri deputati e senatori non si sono resi conto dei cambiamenti avvenuti nella società, non sanno o fingono di non sapere che in Europa c’è il matrimonio egualitario, mentre nel nostro Paese le coppie omosessuali continuano ad essere di serie B.

Ma torniamo al saggio, scorrevole e coinvolgente. Le coppie sono molto diverse una dall’altra, nelle loro parole emerge una testimonianza personale e intima del percorso familiare, un approfondimento sulle dinamiche sociali del nostro Paese, una riflessione sul significato di famiglia.
Marco e Diego, Teresa e Luna, Carlo e Pierpaolo, Damiano e Sergio, Simona e Stefania, Adriano e Alessandro, Giorgia e Francesca, Andrea e Antonio, Filippo e Daniele, Cristina e Annalisa, Sandro e Massimo, Giovanni e Stefano mi hanno emozionata, in alcuni casi è spuntata anche la lacrimuccia.

Le persone che hanno partecipato si sono messe a nudo: amore, sogni, problemi quotidiani, coming out, aspirazioni, futuro da immaginare e costruire giorno dopo giorno. Dentro queste storie moderne c’è molta complessità e altrettanta felicità: chi ha adottato una figlia o un figlio, chi lo aspetta, chi è riuscita a battezzarla in Chiesa. E poi c’è chi “semplicemente” vive insieme da quarant’anni, quando i diritti civili non esistevano.

“We are family” è un libro ricco di umanità: esempio positivo per chi cerca il coraggio di mostrarsi senza maschere e vivere finalmente la propria vita; questa opera ha soprattutto la forza e la volontà di spiegare a chi ancora non vuole comprendere, che la famiglia non è unica ma esistono diverse famiglie, e che non dovrebbero esserci discriminazioni. Ciò che lega le famiglie è un solido e profondo affetto.  Le coppie, guidate dalla mano di Giovanni Follesa, indicano che il percorso intrapreso, anche in Italia, è quello giusto, malgrado sia carente in alcuni punti, a partire dal tema delle adozioni.

Il saggio ha la postfazione di Monica Cirinnà e la prefazione di Ivan Scalfarotto. Hanno dato il loro contributo anche il giurista Antonio Rotelli e l’ARC Sardegna. Completa l’opera una ricognizione sul numero di unioni civili, suddivise per genere, registrate nei 377 comuni sardi nel periodo giugno 2016-31 dicembre 2020.

A mio avviso, il libro di Follesa andrebbe letto nelle scuole, sollecitando ampi dibattiti tra gli studenti, in modo da prevenire ed evitare atti di bullismo e discriminazione. Ma sappiamo che, i soliti noti, fanno levate di scudi per impedire che si parli di sessualità e affettività nelle scuole.
A cura di MZ

 

 

Giovanni FollesaChi è Giovanni Follesa
Giovanni Follesa, laurea in Lettere, è giornalista e scrittore. Collabora con il quotidiano L’Unione Sarda nelle pagine della Cultura. Voce radiofonica di Radio X. Ha scritto i romanzi “Le truppe carrellate” (con Piergiorgio Molinari, Atì Editore); “Terra Mala” (con Rossana Copez, ed. Il Maestrale); “Le figlie di Bes” (ed. Il Maestrale); “Avanti Marsch! La Grande Guerra 100 anni dopo” (con Rossana Copez, Arkadia editore); “La presunta storia vera di Giulia e Giulio” (Arkadia editore);” Fashion Victims - Pamphlet inutile sulla morte da coronavirus” (antologia di racconti scritti con Fabrizio Demaria, Arkadia editore). Ha curato l’antologia “Giganti di Pietra” (Arkadia editore); “Back to Sardinia - Sulle tracce di D.H. Lawrence” (ed. Condaghes); “Cent’anni fa arrivò Lawrence” (ed. Il Maestrale). Per il cinema ha firmato soggetto e sceneggiatura del cortometraggio” Welcome to Cagliari”, premiato al concorso CIVI-CA. Ha firmato soggetto e sceneggiatura del film “Ospiti”, vincitore del Primo premio al “Venice Intercultural Film Festival”.