Leggere, secondo Elisabetta Bucciarelli

 

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La lettura non la rilassa, al contrario la carica di emozioni. Dà sempre al libro tutte le possibilità, e se proprio la delude, lo lancia contro il muro.

 

D. Quando vuoi rilassarti preferisci: guardare la televisione, andare al cinema o leggere un libro?
R. Ogni stimolo mi impedisce di rilassarmi, leggere, guardare film o la televisione, ascoltare musica, mettono in modo associazioni di idee, pensieri, storie, di solito mi caricano di altre emozioni, aggiungono, quindi non riesco a staccare. Per farlo cammino nei boschi, scelgo un ristorante che mi piace e ci vado con un’amica, passeggio sulla spiaggia.

D. Dove leggi abitualmente: in poltrona, a letto, alla scrivania? Se potessi scegliere, quale sarebbe il tuo luogo ideale per la lettura?
R. Leggo da qualsiasi parte, possibilmente seduta. Alla scrivania mi piace molto, ho matite e pennarelli per segnare e sottolineare le pagine.

D. Nel suo famoso Decalogo, al terzo posto, Daniel Pennac sancisce il diritto del lettore a “non finire il libro”: tu hai seguito questo consiglio? Se sì, con quale libro e perché?
R. È un diritto del lettore ma non fa per me. Concedo sempre a un libro tutte le possibilità. Fino all’ultima pagina. Se non mi piace del tutto, di solito, lo lancio contro il muro e poi lo elimino dalla mia biblioteca. Succede raramente, anche i libri brutti contengono sempre qualcosa su cui riflettere. La bruttezza vera è rara quanto la bellezza.

D. Qual è il libro -o i libri- che più hai amato? E quello o quelli che si sono rivelati una delusione?
R. Ho amato gli esistenzialisti francesi, tutti i volumi di Simone de Beauvoir. La passione secondo G.H. di Clarice Lispector. Ultimamente di Annie Ernaux, Il Posto. Ma l’elenco è veramente lungo. Quelli che non sono riuscita ad apprezzare li ho dimenticati. Di solito evito i titoli di moda, li leggo quando il mondo smette di raccontarli. Cerco stupori, per farlo azzero le aspettative, così le delusioni sono minime.

D. Cosa cerchi in un libro? Cosa attira di più la tua attenzione: la copertina, il titolo, l’autore, la bandella con la storia?
R. Ogni volta qualcosa di differente. Sono comunque sensibile ai titoli.

D. Quale argomento ti appassiona e, secondo te, viene poco considerato dagli editori italiani?
R. Più che gli argomenti sono i punti di vista e la sperimentazione dei linguaggi che vengono poco considerati o quasi per nulla. Anche se la storia è già sentita è il modo in cui viene raccontata che mi coinvolge. La voce di chi narra, la sua necessità di farlo. L’utilizzo delle parole. Non amo l’intrattenimento fine a se stesso, non è più il momento. Eppure in libreria, continuo a trovare questo tipo di libri.

D. Cosa pensi degli e-book e più in generale dell’editoria digitale?
R. Mi interessa leggere, voglio continuare a farlo. Più del supporto (il dove) m’interessa il cosa e il come si legge (anche il perché). Gli e-book semplificano la mia valigia e le mie ricerche, i libri cartacei concedono un piacere unico alle mie mani e al resto dei sensi.

D. E infine, li utilizzi? Secondo te, quali sono i loro pregi e i loro difetti?
R. Li utilizzo quando devo spostarmi, quando mi serve avere subito un’informazione. Costano meno, anche se non ancora quanto dovrebbero. I miei occhi però non li amano, sto davanti al computer tutto il giorno a scrivere e la lettura a schermo per me è una specie un dovere. Gli occhi dopo un po’ mi fanno male, mentre con la carta non ho questo fastidio.
Mi piace il vuoto al bordo della pagina, il suo finire in nulla, devo scarabocchiare, segnare e sottolineare con i pennarelli e le matite, riscrivo in qualche modo i libri che mi piacciono. Non apprezzo il freddo (al tatto) del supporto tecnologico. E quando il libro è brutto, non posso lanciarlo contro il muro.

Chi è Elisabetta Bucciarelli
È nata e vive a Milano. Scrive per il teatro, la televisione e il cinema. Ha firmato i saggi Io sono quello che scrivo, la scrittura come atto terapeutico e Le professioni della scrittura (Il Sole 24ore). Tra i suoi romanzi Happy Hour (Mursia), Io ti perdono (Colorado Noir/Kowalski, 2009) Premio Franco Fedeli, Ti voglio credere (Colorado Noir/Kowalski, 2010) Premio Giorgio Scerbanenco, Corpi di scarto (Verdenero, 2011) premio Lucia Prioreschi/il Tirreno, L'Etica del parcheggio abusivo e Femmina de luxe (Feltrinelli 2013) e Dritto al cuore (E/O).
Ha di recente partecipato ai volumi Racconti in sala d'attesa e Le favole dell'attesa, un progetto no profit che porta la lettura negli ospedali italiani e alle antologie di Guanda Il momento del distacco e Un inverno color noir.
E’ tradotta in Spagna, Germania e Francia.
È di prossima uscita il suo nuovo romanzo La resistenza del maschio, con NN editore.
 

Chi desidera conoscere meglio Elisabetta Bucciarelli può visitare il suo sito.

 

 

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