Leggere, secondo Mario Pacchiarotti

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Ama leggere ma non disdegna i giochi online e se non ama un libro, applica la lettura veloce. E sugli e-book dà ottimi consigli agli editori.




 

D. Quando vuoi rilassarti preferisci: guardare la televisione, andare al cinema o leggere un libro?
R. La verità? Quando la vita è troppo dura e ho davvero bisogno di dimenticare tutto preferisco giocare online, World of Warcraft per la precisione. È un ottimo modo per non pensare a niente. Una sorta di meditazione dinamica, da seduti. Per me leggere vuol dire pensare, riflettere, quindi lo faccio quando ho la forza e lo stato d’animo necessari. Il cinema lo apprezzo, magari visto a casa sulla televisione, perché le sale migliori non le ho a portata di mano e sono piuttosto pigro.

D. Dove leggi abitualmente: in poltrona, a letto, alla scrivania? Se potessi scegliere, quale sarebbe il tuo luogo ideale per la lettura?
R. Leggo ovunque. Preferisco il divano al letto, ma posso leggere quando sono in fila, quando viaggio, dal medico. Quando leggo il mondo intorno a me non esiste, mi concentro totalmente, quindi sono pochi i luoghi dove mi è impossibile farlo. Il luogo ideale per me è il portico di una casa sul mare, con la vista della spiaggia e del mare, una brezza leggera che rinfreschi e il rumore della natura. Un gatto ronfante sulle ginocchia completa il quadro della posizione di lettura perfetta.

D. Nel suo famoso Decalogo, al terzo posto, Daniel Pennac sancisce il diritto del lettore a “non finire il libro”: tu hai seguito questo consiglio? Se sì, con quale libro e perché?
R. Io non sono un lettore troppo esigente. Riesco a tollerare molte cose se almeno una delle componenti di un libro ha valore. Così una buona trama, appassionante, mi può far sorvolare un cattivo editing e qualche errore. È molto raro che non finisca un libro, semmai può capitare che cominci a usare inconsciamente le tecniche di lettura veloce. Ma in fondo è una reazione simile a chi il libro lo chiude. Diciamo che nel mio caso c’è la possibilità, magari piccola, che alla fine mi venga voglia di rileggerlo con attenzione. Mi è capitato molte volte di leggere libri che nella prima parte non fossero molto appetibili per poi scoprire andando avanti che meritavano. In quel caso li rileggo.

D. Qual è il libro -o i libri- che più hai amato? E quello o quelli che si sono rivelati una delusione?
R. Che domanda difficile. Ne ho amati tanti. Hanno scandito la mia vita. I libri di Salgari e Verne mi hanno insegnato a sognare, sono i primi che ho letto e non sono più stato capace di smettere. Da adolescente particolarmente importanti per me sono stati quelli di Silone e di Fromm. L’arte di amare è un libro che ha cambiato il mio modo di vivere l’amore.
Tutti i grandi della fantascienza, innumerevoli. Poi il fantasy. Voglio ricordare Terry Pratchett che è mancato da poco. Poi basta, sono talmente tanti che potrei scrivere per ore. In generale adoro quei libri che hanno più piani di lettura, uno evidente e già di per se apprezzabile e altri più nascosti che spesso sono anche più importanti di quello principale. Amo i libri che mi danno da pensare. Quelli che ti lasciano diverso da come eri quando hai iniziato a leggere. Quelli che ti fanno arrabbiare, che ti fanno provare emozioni.
Delusioni vere e proprie mai, perché quando inizio non mi aspetto niente, per me leggere è come viaggiare, non puoi mai essere deluso, hai comunque accumulato un’esperienza.

D. Cosa cerchi in un libro? Cosa attira di più la tua attenzione: la copertina, il titolo, l’autore, la bandella con la storia?
R. La sinossi, la storia. L’autore se lo conosco, ma leggo tranquillamente sconosciuti, esordienti, auto pubblicati. La copertina può essere un elemento di esclusione più che di scelta: se è troppo grossolana indica poca cura e con tanta roba da leggere a disposizione può darsi che scarti il libro anche solo per questo. Spesso leggo quello che altri mi indicano.

D. Quale argomento ti appassiona e, secondo te, viene poco considerato dagli editori italiani?
R. Glieditori lavorano pervendere. Non penso ci sia molto da fare o dire su questo. Non credo ci siano argomenti che non sono trattati, semmai ci sono argomenti che non vendono.

D. Cosa pensi degli e-book e più in generale dell’editoria digitale?
R. Tutto il bene del mondo. Tanto per cominciare ha dei costi nettamente inferiori e quindi consente di pubblicare molto di più e con meno rischi. Qualcuno pensa che questo sia un difetto ma io non sono d’accordo. Ci sono editori che utilizzano propriamente questo mezzo e ne traggono profitto. Collane solo digitali sono un mezzo molto utile per saggiare la reazione del pubblico rispetto a determinati temi, filoni, autori. Non tutti gli editori però li stanno utilizzando bene. In certi casi ho visto anche delle ottime idee, come il G-book della Gainsworth, un e-book con presenza fisica. Qualche editore lo scorso anno ha cominciato a sperimentare la vendita associata di libro cartaceo ed e-book. Insomma qualcosa si muove, ma sono tentativi timidi e c’è molto da fare. Sono convinto che in ogni libro cartaceo dovrebbe esserci un codice per scaricare la versione e-book, così come in ogni e-book un codice sconto sul cartaceo equivalente al prezzo dell’e-book. Questo aumenterebbe alla fine il venduto, ma i problemi burocratici e legali fanno da freno a questo tipo di marketing.

D. E infine, li utilizzi? Secondo te, quali sono i loro pregi e i loro difetti?
R. La quasi totalità dei libri che ho comprato lo scorso anno sono e-book. Sono troppo pratici, mi capita spesso di scartare un libro che non è disponibile in formato elettronico. Già l’idea di dover aspettare un paio di giorni per la consegna mi è ormai estranea. Faccio fatica a capire chi si rifiuta di leggere su un Kindle o un Kobo e parla di carta. Capisco l’amore per l’oggetto libro, ma in fondo l’essenza del libro sono le sue parole e queste sono uguali che siano stampate con l’inchiostro della tipografia o visualizzate sul lettore. Oltre tutto alla mia età si comincia ad apprezzare la flessibilità di un Kindle rispetto al libro: caratteri che possono essere dimensionati a piacimento, segnalibri, note, il peso ridotto sulla mano. Non potrei mai tornare indietro e difetti sinceramente non riesco a trovarne. Non credo che i libri di carta spariranno, ma penso che saranno sempre più venduti per il loro essere “oggetti”, come regali, come elementi di arredo, o magari per sottolineare il possesso e l’apprezzamento verso un autore o un titolo. Di questo penso che l’industria editoriale dovrebbe tenere conto: molto spesso il cartaceo potrebbe essere venduto DOPO la versione e-book. Rendete la cosa conveniente e facile e vedrete cari editori che spesso gli e-book migliori si porteranno dietro la vendita della versione in carta, magari anche con rilegatura costosa. Pensateci.

Chi è Mario Pacchiarotti
Romano, esperto di sicurezza informatica, marito e padre. Avido lettore da sempre, quasi un esordiente nella narrativa, ha pubblicato in proprio la raccolta Madre Terra e recentemente in e-book con Gainsworth Publishing il racconto Occhi di Drago nell'omonima antologia. Finalista del 35° Premio WMI.

Chi desidera conoscere Mario Pacchiarotti può visitare il suo blog o la sua pagina Facebook.

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