Iperborea, in prima linea con gli e-book

 

pietro-biancardi-bn

Ha iniziato a proporre la versione digitale dei libri nel 2010, inoltre partecipa a molti progetti innovativi. Li racconta Pietro Biancardi, editore Iperborea.

 

Fondata nel 1987 da Emilia Lodigiani con il preciso obiettivo di far conoscere la letteratura dell'area nord-europea in Italia, oggi Iperborea è una realtà ben radicata nel nostro Paese. La casa editrice non si limita a pubblicare opere dei Paesi scandinavi -Svezia, Danimarca, Norvegia e Finlandia-, propone anche la narrativa dell'area nederlandese, estone, islandese (incluse le antiche saghe medioevali) e dal 1998 una collana di saggi letterari per offrire al lettore spunti di approfondimento. Nel 2010 ha lanciato la collana di gialli, Ombre, alla base della quale rimangono le scelte che la caratterizzano da sempre: l’attenzione alla scrittura, ai temi etici, sociali e politici del nostro tempo.
E sempre nel 2010 ha iniziato anche l’avventura nell’editoria digitale, come spiega Pietro Biancardi editore Iperborea.

 

D. Quando avete iniziato a pubblicare e-book?
R. Nel 2010, tra i primi editori in Italia a proporre un’offerta ampia sia di novità che di titoli di catalogo.

D. Vi sono collane dedicate all’editoria digitale?
R. Abbiamo fatto qualche esperimento con libri pubblicati direttamente in digitale, ma ora stiamo progettando unaenigma-di-flatey-cover proposta più organica. Il mercato però in Italia è ancora piccolo e bisogna studiarla bene.

D. Come coniugate l’editoria cartacea con quella digitale?
R. A parte questi esperimenti appunto noi pubblichiamo i libri cartacei insieme agli e-book: finora, almeno per noi, sono sempre i primi a fare da traino (e a pagare i costi) ai secondi.

D. L’edizione digitale avviene contemporaneamente a quella cartacea o in un momento successivo?
R. Di solito escono in contemporanea. Abbiamo tentato promozioni speciali sull’e-book, anche con capitoli gratis, per promuovere poi l’uscita del libro qualche giorno o settimana dopo.

D. Qual è la vostra politica commerciale, ovvero il costo dell’e-book è decisamente inferiore rispetto alla versione cartacea?
R. Il prezzo è circa la metà. Tranne per i libri fuori diritti dove l’e-book costa ancora meno.

D. Ritenete che il prezzo sia importante nel libro in versione digitale?
R. Importantissimo. È molto difficile vendere un e-book sopra una certa soglia di prezzo. Il che, in futuro, potrà essere un problema: per esempio sarà impossibile pubblicare un lungo romanzo in traduzione solo in digitale. Non ci sono margini sufficienti per ripagarsi i costi di lavorazione a meno di non venderne cifre improbabili.

D. I vostri libri in versione digitale contengono il DRM o lucchetto elettronico, oppure sono liberi? Se inserite il morte-apparente
DRM perché lo fate?

R. Siamo profondamente contrari ai DRM: complicano la vita al lettore onesto che compra il libro regolarmente e non sono di nessun impedimento ai pirati che lucrano sulle fatiche altrui.

D. Siete d’accordo con l’Iva al 22% sui libri elettronici o credete che l’aliquota dovrebbe essere al 4% come per la versione cartacea?
R. Non ha alcun senso la diversa imposizione: è un retaggio di un’altra epoca e andrebbe corretto. L’e-book è ovviamente un libro non un “servizio”, come viene classificato ora. Inoltre così si crea una disparità tra le librerie online straniere con sedi in Lussemburgo, Irlanda o altri paradisi fiscali con aliquote bassissime e quelle italiane come IBS o BookRepublic che pur fanno un ottimo lavoro.

D. Come vanno le vendite degli e-book?
R. Pur facendo numeri ancora relativamente piccoli, gli e-book sono grande crescita e di anno in anno cominciano ad acquistare una certa rilevanza. In più credo che in molti casi si tratti di modalità e motivazioni di acquisto diverse rispetto al libro, quindi non sempre l’e-book cannibalizza il cartaceo.

D. Quali argomenti privilegiano i vostri lettori?
R. La più alta percentuale di copie vendute in digitale rispetto al cartaceo la raggiungiamo nella collana Ombre, ovvero i nostri gialli. Di libri come L’uomo con la faccia da assassino di Matti Rönkä o Morte apparente di Thomas Enger, ne abbiamo venduti centinaia, per non parlare di L’enigma di Flatey di Viktor Arnar Ingólfsson, che ha superato il migliaio.
Comunque i numeri sono questi: con poche centinaia di copie vendute si raggiungono le vette delle classifiche best seller.

D. Ritenete che gli editori abbiano avuto un approccio corretto all’editoria digitale o si sono limitati a “tradurre” i libri in formato Epub?
R. Credo che nella narrativa l’approccio corretto sia proprio quello di tradurre il testo in epub. Ovviamente con degliuomo-con-la-faccia-da-assas accorgimenti: per esempio nel frontespizio, nell’indice, nelle note, bisogna ottimizzare testi e apparati alle possibilità offerte dall’e-reader e alla diversa fruizione del libro. Per esempio siamo stati il primo editore ad aderire al progetto LIA, voluto dall’Associazione italiana editori, per rendere gli e-book accessibili agli ipovedenti. Un progetto molto interessante, innovativo, unico al mondo finora, che rende accessibile non solo l’e-book ma anche il sito della libreria, il device, la transazione… Altrimenti, per i libri di narrativa non credo al cosiddetto enhancement: ficcarci dentro video, giochini, quiz, musiche, interviste di cui nessuno sente il bisogno. Discorso molto diverso vale per la saggistica, la manualistica e i libri per bambini dove con il digitale ci si può davvero sbizzarrire.

 

 

 

Stampa