Quando una libraia legge anche e-book

 

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Paola Rinaldi, responsabile della libreria Fnac di Milano, racconta il suo rapporto con i libri, gli editori, gli scrittori.
E per quanto riguarda gli e-book…

 

L’amore per i libri in Paola Rinaldi si percepisce immediatamente ed è indipendente dal fatto di essere responsabile della libreria Fnac di Milano. E’ qualcosa che va oltre la professione, che nasce da lontano e che la proietta nel futuro senza schieramenti artificiosi. Non ama le “guerre”, infatti spiega in modo chiaro il suo rapporto con gli e-book e con l’editoria digitale. Ma in questa lunga intervista Rinaldi affronta il tema della lettura in modo ampio e i motivi per cui in Italia non si legge.



D. Cominciamo dalla più scontata: devi partire per un’isola deserta, quale libro cartaceo ti porti?
R. Hic et nunc dico i racconti di Dino Buzzati (e i suoi avi, i racconti di Franz Kafka); ma sentirei molto la mancanza dell’opera completa di William Shakespeare, le poesie di John Keats e Rainer Maria Rilke (su tutti Il Libro d’Ore) e il Doktor Faustus di Thomas Mann. In lingua originale: non per darmi un tono, ma perché la lingua è davvero espressione intima e se posso, evito le traduzioni. Ma sono grata ai traduttori delle altre tantissime lingue che non conosco: senza il traduttore, non avrei goduto di uno dei più grandi scrittori contemporanei, Jón Kalman Stefánsson.

D. Sei una lettrice di soli libri cartacei o anche di e-book?
R. Uso l’e-book per i testi che leggo per lavoro (sono lettrice per alcune case editrici italiane), perché in questo modo gli appunti che prendo durante la lettura sono già pronti per essere utilizzati nelle mie schede valutative che scrivo a computer. E leggo e-book se voglio subito un libro in lingua originale; o se c’è una buona offerta di titoli che avrei voluto leggere e non ho mai comprato in cartaceo; o se c’è un libro che è più uno sfizio, una curiosità, che una passione: allora l’idea di tenerlolettore
dimenticato in qualche hard-disk dopo averlo letto e non in casa sugli scaffali, non mi rattrista più di tanto.
Per il resto, carta: se penso al libro, lo penso con le pagine e la copertina e ne immagino l’odore. Quello che mi infastidisce dell’e-book è la mancanza di fisicità: non capisco a che punto sono del libro, e la barra in fondo alla videata non rende certo l’idea. Sul fatto che l’e-reader consente di avere con sé migliaia di titoli non è un plus: tanto non li leggerei mai tutti contemporaneamente! Ottimo sui mezzi pubblici, l’e-reader è una noia sugli aerei: devi tenerlo spento per metà volo se viaggi in Europa!
Credo che gli e-book offrano un grande aiuto a chi ha problemi con le dimensioni dei caratteri e non è poca cosa.

D. Secondo te, questa “guerra” tra cartaceo e digitale quale ragioni ha? Chi l’ha scatenata (di chi gli interessi in gioco?) e perché?
R. Non vedo guerre: lo scontro è tra la perdita di fisicità della libreria, più che del libro, e l’equivoco terribile che il libraio sia sostituibile da “chi ha comprato questo libro ha comprato anche…” per i consigli di lettura. Amazon è il vero problema, perché viaggia su binari diversi, rimando alla splendida puntata di Report al riguardo. Io mi auguro che in libreria si potrà vendere il libro nel formato che il cliente lettore preferisce. E basta, basta, basta con il gioco al ribasso di prezzi e con sconti 360 giorni l’anno. All’estero i libri costano di più e lo sconto massimo è del 5%, quindi basta piagnistei, soprattutto se i figli ai quali pesa comprare due classici tascabili si è regalato un bell’iPhone da almeno 400 euro…

D. Immagino che per te “leggere” sia un valore assoluto. Come vedi questa società nella quale “non si legge più” o comunque sempre meno?
R. Cosa vuol dire “valore assoluto”? E’ un gran divertimento, un’occasione di crescita, quello sì. Vedo quindi una società più triste e superficiale, pigra e incapace di guardarsi dentro. E’ una società male-educata, perché il piacere di leggere si scopre meglio da bambini e non da soli…

D. Si stampa poco o troppo in Italia?
R. Non più che in altri posti, ma credo troppo rispetto a quanto poco si legga. E non si scrivono così tanti bei libri in un anno nel mondo, quindi sarebbe meglio qualche titolo in meno ma sostenuto maggiormente, con più entusiasmo (cosa che peraltro già fanno gli editori piccoli e medi).
Si stampa anche male: editori che curano poco le traduzioni, le note e il confezionamento nel senso più nobile del termine… Compreresti un paio di scarpe che costano 3 euro? No, perché capisci bene che la qualità lascerà a desiderare. Ecco, coi libri non è diverso! E poi agli editori, come a molti imprenditori in tutti i campi, secondo me manca un po’ di coraggio: non si esce da una situazione critica facendo sempre le stesse cose…

D. Più lettori o più scrittori?
R. Troppo pochi lettori, troppi scrittori che non leggono (se non le proprie opere!)

D. Il digitale può dare “eternità” a un libro, ad esempio potrebbe risolvere il problema dei Fuori Catalogo? E permettere a chiunque di leggere autori stranieri in lingua originale?
Insomma, grazie al digitale, si inizia a intravedere una sorta di liberazione dalle lobby degli editori…
R. Sulla vita infinita dell’e-book ti rimando a quanto racconta Viola Veloce prima che inizi l’intervista che ha fatto a me. Ti ricordo poi che non tutti  gli e-book stranieri sono acquistabili in Italia dai siti stranieri e i siti italiani che vendono e-book stranieri non hanno tutti i titoli disponibili in altre lingue. Non capisco: gli e-book hanno un editore, quindi le logiche delle lobby saranno rispettate anche in digitale, direi… E se devo proprio essere sincera, secondo me gli e-book costano ancora troppo rispetto al cartaceo, che è esteticamente più bello, ammettiamolo… fosse solo per i colori.

D. La filiera del cartaceo è molto più costosa rispetto a quella del digitale, non credi che il passaggio al digitale potrebbe rendere meno esosi i costi della Cultura?
R. La Cultura non passa solo per il libro e non tutti i libri vogliono essere Cultura. No, non è una questione di prezzo, davvero. E’ solo questione di valore: quanto vale per te un libro, di carta o su una chiavetta? Perché paghi senza battere ciglio una consulenza ad un commercialista e la prestazione ad un idraulico ma pensi che un esperto di libri o letteratura debba darti consigli gratuitamente?
fnac
E poi l’e-book deve essere qualcosa di diverso dalla versione del libro su un file: interattivo, con contenuti speciali e così via, il che fa salire il prezzo del device per leggere l’e-book…
Davvero, la Cultura non ha costi esosi in altri Paesi e in nessuno di essi si vive solo di e-book, quindi il problema è a monte e sta nella nostra educazione.

 

D. Nelle Biblioteche si sta affermando il sistema Mlol-MediaLibraryOnline, questo e l’e-book rappresentano dei rischi per la sopravvivenza delle librerie, o vi sono altre minacce?
R. Ma perché sempre questa tendenza al conflitto?! Le biblioteche sono sempre esistite e si sono utilizzate mooooolto più in passato che ora! Ai miei tempi si andava in biblioteca con la scuola, non avrei mai scritto tesi e articoli su riviste accademiche senza le biblioteche e vale ancora oggi a livelli elevati. Se la biblioteca fosse un’abitudine, lo sarebbe anche la lettura, e le librerie ne potrebbero solo godere, perché alcuni libri magari li leggi e poi non ti interessa averli, ma altri invece vorrai tenerteli sempre con te e vorrai regalarli ai tuoi amici… Nonononononono: leggere, sempre, di più, bene, da soli o in gruppo, può solo fare bene a tutti, librerie comprese!

D. E ora consentimi di scuriosare nel “privato” di un’eccellente libraia…
Qual è il tuo “genere” preferito?
Qual è (o quali sono) il tuo autore preferito?
Cosa deve avere un libro per attirare la tua edizione (l’editore che è una garanzia, un autore che stimi, una storia coinvolgente, una bandella accattivante, una copertina…)?
Cosa ti fa “innamorare” di un romanzo?
R. Leggo quasi solo stranieri ed è un mio palese limite. Amo i romanzi letterari che osano un po’. Trovo A Girl is a half-formed thing di McBride, vincitrice del Baileys Przie 2014 superbo. In Italia pare sia troppo impegnativo per gli editori, vista la crisi (mah!); credo che Jennifer Egan abbia inventato un nuovo modo di narrare il Tempo in Il Tempo è bastardo di Minimum Fax; Paul Harding e Joshua Ferris e Edward St. Aubyn hanno riscoperto un uso eccellente della lingua nell’analisi di situazioni drammatiche; la trilogia di Jón Kalman Stefánsson sfama il mio bisogno di poesia, che invece leggo raramente perché servono davvero grande amore e rapimento per leggere i versi. Mi piace molto Catherine Dunne, che scrive di donne ma non scrive romanzi femminili. E leggo con grane piacere Ian McEwan e Murakami Haruki…

Non ho un unico autore davvero preferito, ma penso subito a Eugenio Montale che incontrai in quinta elementare quando la maestra ci portò a vedere la rappresentazione drammatica di alcune sue poesie. Era già malato e sulla sedia a rotelle -morìlettrice-cappello pochissimi anni dopo- e fu un incontro breve, ma, evidentemente, mise un seme fortissimo nel mio cuore. Dino Buzzati e i suoi racconti. Quindi Thomas Mann, cui dedicai tanti anni di lavoro, a cui sono molto legata: come lui, ma con esiti assai più modesti, metto al primo posto l’etica della prestazione. E poi i suoi diari sono un’opera grande, che scrisse sapendo che sarebbero stati letti, quindi…. E poi Rilke: il Libro d’ore  e le Elegie Duinesi mi commuovono sempre!

Difficilmente arrivo ad un libro da ‘vergine’: l’autore viene per primo. Poi l’editore solo per editori non troppo grandi: i transatlantici come Mondadori pubblicano titoli di qualità assai diversa tra loro… Spesso una buona recensione (specie se da
riviste specializzate); la copertina gioca un ruolo fondamentale quando gironzolo senza un’idea precisa. Odio le fascette, sono ridicole e inutili, tendenzialmente le straccio o le uso come segnalibro.

Non lo so davvero! Direi la sua universalità (già citato Stefansson ma anche Jesus Carrasco, per citare due super contemporanei) e una lingua che viene reinventata dall’autore per adattarla a quello che sta raccontando. E poi una storia che avverto come necessaria. In realtà alla fine, amo un libro perché mi dice qualcosa di me che ancora non sapevo.

Spero di non essere stata logorroica né troppo banale! E se sembro un po’ snob… Va bene, un po’ rivendico il diritto allo snobismo, ma alla fine una bella birra con gli amici è la mia vera essenza!
La Redazione

Chi è Paola Rinaldi
Paola Rinaldi, coniugata, è nata a Milano dove risiede. Laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne ad indirizzo linguistico presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano nel 1994 (Letteratura Tedesca). Dopo la laurea ha proseguito il suo percorso accademico con una Borsa di perfezionamento di dodici mesi all’estero dell’Università Cattolica di Milano presso il Thomas-Mann-Archiv Zurigo e una borsa di studio di dodici mesi per ricerche presso Università di Zurigo.
In ambito librario ha seguito diversi corsi di marketing e comunicazione. La sua conoscenza di tedesco, inglese e spagnolo le consente di leggere agevolmente in libri in edizione originale e non solo.
La sua avventura in libreria inizia nel 1997 come Responsabile del settore religioso e per ragazzi presso la Libreria della Famiglia, Milano; successivamente è Direttore Libreria Áncora di Milano e di Monza; quindi Responsabile del piano libreria del Multicenter Mondadori di Via Marghera a Milano e Responsabile punto vendita Mondadori c/o Business Retail Park Assago. Dal 2010  è Responsabile Libreria Fnac di Milano.
In ambito accademico, all’Università cattolica Milano dal 1996 al 2004 è Docente per il corso di esercitazioni di letteratura tedesca del 4° anno (Prof. Barbara Molinelli-Stein), Anno Accademico 1996/97 (Thomas Mann, Felix Krull), Anno Accademico 1998/99 (Rainer Maria Rilke, Duineser Elegien); Professore a contratto di letteratura tedesca 4° anno nell’Anno Accademico 1999/2000 (Rainer Maria Rilke, Duineser Elegien); Anno Accademico 2000/2001 (Thomas Mann, Doktor Faustus); Anno Accademico 2001/2002 (Kriminalroman und Erzähltheorie); Anno Accademico 2002/2003 (Julian Schutting); Cultore della materia per il corso di esercitazioni di letteratura tedesca del 4° anno per l’Anno Accademico 2004.
Dal 1995 al 1996 è Ricercatrice al Thomas Mann-Archiv Zürich.
Nel 1994 ha pubblicato Il ‘Parsifal’ di Thomas Mann. Sul ‘Doktor Faustus’ e il rapporto per Mann tra la Grazia e l’opera d’arte su Vita e Pensiero, Mensile di cultura dell’Università Cattolica del S. Cuore 1994. Nel 1998 Thomas Mann e “das Ewig-Weibliche”, Studia Teodisca V,  dir. Prof. Fausto Cercignani, con le edizioni CUEM, Milano.
Vanta inoltre numerose collaborazioni con case editrici, riviste e quotidiani. Nel 1998 collabora con l’inserto culturale L’Arcipelago del quotidiano Il Popolo (rubrica NonsoloGoethe); nello stesso è Responsabile della Segreteria Organizzativa della Mostra del Libro e della Comunicazione Religiosa, Rimini; dal 1997 al 2006 è Collaboratrice del mensile di cultura cattolica Jesus (recensioni) e della rivista culturale Humanitas; dal gennaio 2013 è Contributor alla webzine CHOOZEit (Sunday Books).
Dal 2009 è lettrice per Adriano Salani Editore, Ponte alle Grazie, Longanesi, Garzanti, Guanda, Literary Agency Vicki Satlow, Laura Lepri Scritture, Neri Pozza (tedesco, spagnolo, inglese, italiano); oltre a svolgere attività di traduzione da inglese, tedesco e spagnolo per quotidiani, riviste, case editrici, aziende.

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