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Leggere, secondo Maria Ferraris

 

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In un libro cerca una storia intrigante e personaggi con i quali entrare in empatia. E con gli e-book ha ancora un rapporto difficile...


D. Quando vuoi rilassarti preferisci: guardare la televisione, andare al cinema o leggere un libro?
R. Meglio la televisione, l'effetto è più sicuro. Leggere mi piace molto di più, ma non sempre mi rilassa. Al cinema vado poco.

 

D. Dove leggi abitualmente: in poltrona, a letto, alla scrivania? Se potessi scegliere, quale sarebbe il tuo luogo ideale per la lettura?
R. Normalmente a letto, la sera, seduta in cucina, al mattino, mentre faccio colazione; e in bagno. Poi, un po' dove capita, va bene tutta la casa. Leggo meno volentieri all'aperto o in luoghi affollati.

D. Nel suo famoso Decalogo, al terzo posto, Daniel Pennac sancisce il diritto del lettore a “non finire il libro”: tu hai seguito questo consiglio? Se sì, con quale libro e perché?
R. Sì, mi è capitato. Per esempio, con il Pendolo di Foucault di Umberto Eco: troppo ricercato ed erudito per me, prosa complessa. O, per ragioni differenti, con Viaggio in Portogallo di José Saramago, che pure è uno degli autori che preferisco. Comunque, non mi avviene spesso. Seguo più di frequente il secondo dei diritti di Pennac, cioè salto intere porzioni di testo. Poi, magari, torno indietro per rileggere.

 

D. Qual è il libro -o i libri- che più hai amato? E quello o quelli che si sono rivelati una delusione?
R. I libri amati sono tanti. I primi che mi vengono in mente: I fiori blu di Raymanod Queneau, Ogni Passione spenta di Vita Sackville-West, Caino di José Saramago, Maestro e Margherita di Michail Bulgakov, Il silenzio del mare di Vercors. E poi l’intera collezione di Mafalda di Quino (lo so, non è un libro, ma per me è come se lo fosse). Quanto alle delusioni, mi sono sentita po’ frustrata per alcuni finali di Haruki Murakami, o nel trovare poco convincenti libri che mi erano stati caldamente consigliati da amici (per esempio, Suite Francese di Irène Némirovsky). Ma non parlerei di delusioni, semmai di eccesso di aspettative. L’unica vera delusione l’ho provata molti anni fa, con America di Franz Kafka, nello scoprire solo a lettura ultimata che si trattava di un libro incompiuto. Ci rimasi malissimo. Da allora, un’occhiata alla prefazione, se c’è, la do sempre.

 

D. Cosa cerchi in un libro? Cosa attira di più la tua attenzione: la copertina, il titolo, l’autore, la bandella con la storia?
R. Cerco una storia intrigante, personaggi con i quali entrare in empatia, un linguaggio chiaro, arioso, e un pizzico, e anche più, d’ironia e di sorpresa. In genere, scelgo libri di autori che conosco, o seguendo il passaparola di amici. Quando vado in libreria, però, esco sempre con qualche libro del tutto nuovo per me. In questi casi, mi colpisce, in prima battuta, la copertina, la sua grafica, i colori. E il titolo. Per decidere, però, ci metto un po’ di tempo, leggo quarta di copertina, bandella, spilluzzico qua e là il testo per farmi un'idea dell'autore, di come scrive, della storia.

 

D. Quale argomento ti appassiona e, secondo te, viene poco considerato dagli editori italiani?
R. Mi piacerebbe trovare raccolte di racconti brevi di autori diversi, tipo le Meraviglie del Possibile, accorpati però per tema, piuttosto che per genere. Non ho, però, una grande conoscenza del panorama editoriale, quindi forse esistono e sono io a non saperlo.

 

D. E per finire cosa pensi degli e-book? Credi che potranno sostituire i libri cartacei?
R. Penso possano essere utili e comodi, specie per la manualistica, dove mi pare che la sostituzione sia già avviata. Per la narrativa ammetto di avere una qualche resistenza all'idea che il libro a stampa possa essere sostituito da un testo virtuale. Sarà certo l'abitudine, ma mi piace poter toccare un libro, sfogliarlo, sentire il ruvido della carta, riconoscerlo a vista sullo scaffale della libreria. D'altra parte, credo che la diffusione di una tecnologia che integra in sé produzione, distribuzione, archiviazione e fruizione di testi, porterà inevitabilmente a radicali mutamenti nell'editoria, nel modo di leggere e, forse, anche nel concetto stesso di "libro". Ora gli e-book sono versioni digitali del testo a stampa. Ma potrebbero essere altro, mescolare codici comunicativi diversi, essere interattivi. Essere libri non più stampabili. Chissà, vedremo. Sono curiosa.

 

D. Li utilizzi? Secondo te, quali sono i loro pregi e i loro difetti?
R. Sono abituata a leggere articoli e saggi sullo schermo di un computer, quanto basta almeno per selezionarli e rileggerli poi con calma, magari dopo averli stampati. Nella lettura di piacere sono, invece, una neofita totale degli e-book, anzi neppure quello. Per curiosità, di recente ne ho scaricati alcuni su tablet, ho dato uno sguardo, ma non ne ho ancora letto nessuno. Lo farò certamente, appena finisce la mia scorta attuale su carta. Negli e-book vedo, soprattutto, vantaggi pratici: poter leggere senza spendere troppo, senza preoccuparmi del peso dei libri quando vado in giro e poter accedere facilmente a testi in lingua straniera, spagnolo nel mio caso. Non è poco.

 

 

Chi è Maria Ferraris
Piemontese di origine (Monferrato), vive a Genova fin da bambina. Ha studiato matematica. Dopo un impiego nelle Ferrovie, nel 1974 è entrata al CNR, come ricercatrice dell'allora neo-nato Istituto Tecnologie Didattiche, partecipando ai primi studi italiani su impiego di tecnologie nella scuola. Nella sua lunga attività di ricerca si è occupata, in particolare, di uso del computer nell'educazione linguistica, di formazione docenti e del Web come ambiente per promuovere abilità di problem solving. Oltre ad articoli su riviste scientifiche, è coautrice di un paio di saggi, di software didattici, e ha progettato la versione elettronica del dizionario Sabatini-Coletti.
Andata in pensione, si è dedicata, insieme all'amica con cui vive, a ristrutturare una casa sulle alture del levante ligure, dove pensa di avviare un B&B e dove, per intanto, coltiva ozio ed erbe aromatiche.

 

 

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