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Giovanni Dall'OrtoD. Quando vuoi rilassarti preferisci: guardare la televisione, andare al cinema o leggere un libro? R. La terza che hai detto. L'elettrodomestico che citi per primo non so neppure cosa sia, (...)

e il cinema è per le serate impegnative. Anche perché, una volta tolti gli Assassin sparatutt 7 e i Vacanze a Cortina 13, i film che rimangono non è che siano tantissimi.

D. Dove leggi abitualmente: in poltrona, a letto, alla scrivania?
R. Ovunque. Se ho un secondo libero, leggo. Non esco mai di casa senza un libro nello zainetto: mi angoscia l'idea di fare una coda o un viaggio in tram senza un libro a tener lontana la noia.
Un consiglio: la vasca da bagno è particolarmente adatta per i classici della letteratura (quelli che "devi per forza", ma "non vuoi", leggere): anche se ti annoi, uscire dalle acque come Venere senza conchiglia per andare a prendere un altro libro è improponibile, quindi sei costretto a proseguire con quello che hai. Funziona.

D. Se potessi scegliere, quale sarebbe il tuo luogo ideale per la lettura?
R. La mia casa è il luogo ideale di lettura. Mia madre mi ha accusato di averla ristrutturata in funzione della biblioteca. Ovviamente è un'esagerazione. 
Ma anche no.

D. Nel suo famoso Decalogo, al terzo posto, Daniel Pennac sancisce il diritto del lettore a “non finire il libro”: tu hai seguito questo consiglio?
R. Certo. Sto studiando balistica grazie alle traiettorie dei libri che smetto di leggere a metà.

D. Se sì, con quale libro e perché?
R. I libri pretenziosi. Quelli degli scrittori che scrivono non perché abbiano qualcosa da dire, ma per fare vedere e sapere al mondo che Loro Sono Scrittori, o Persone Importanti.
Quelli postmodernisti e "queer" in prima linea. 
Quelli che ci mettono trecento pagine per spiegare che al mattino si alza il sole. E quelli di chi pensa sia importante scrivere un libro solo per spiegare al mondo che al mattino si alza il sole.
Possono essere sia saggi che romanzi. Possono essere anche romanzi leggeri, come per esempio di fantascienza, se partono con un "Quel ramo della Galassia Centrale che volge a ponente, fra due catene non interrotte di quasars".... Già visto, grazie.
Ogni volume, peraltro, segue un tipo di parabola specifica, mentre vola verso lo scatolone della carta da riciclare. Molto istruttivo.

D. Qual è il libro che più hai amato?
R. Vorrei dire qualcosa che mi facesse fare bella figura, però siccome tanto nessuno mi crederebbe lo stesso anche se mentissi con grazia, opto per la sincerità: il mio primo ad essere pubblicato. Mi sono sentito così tanto mamma...

Dopodiché, non c'è "un" libro preferito. Ci sono alcuni corpora che mi hanno aperto gli occhi, e che considero formativi per la mia vita, come i Quaderni dal carcere di Antonio Gramsci o le opere storiche di Carl Marx. Il che non implica che non possa averli trovati anche noiosi e a tratti superati. Ma il vero amore è capace di vedere anche i difetti, e perdonarli.

D. Cosa cerchi in un libro? Cosa attira di più la tua attenzione: la copertina, il titolo, l’autore, la bandella con la storia?
R. Da quando compero anche online purtroppo devo basarmi molto sul titolo e la descrizione, che molto spesso sono ingannatori. Quindi sono anche diventato più cauto. In libreria, invece, direi il titolo, poi la quarta di copertina, e se la cosa mi attira, do sempre una sfogliata veloce. Una bella copertina certo attira, ma un po' ne diffido. Di solito chi fa la copertina non ha la più pallida idea del tema del libro.

D. Quale argomento ti appassiona e, secondo te, viene poco considerato dagli editori italiani?
R. Non credo esistano argomenti sottovalutati. Il mercato è saturo in ogni sotto-sotto-sotto branca immaginabile. E quindi, più libri si leggono, e più cresce lo sgomento per la quantità di cose che ci si rende conto di dover leggere, e che non si riuscirà mai a leggere. 
La sola cosa che riescono a fare i libri, è farci sentire ignoranti.
Con quel che costano, ti fa venire una rabbia...

D. E per finire cosa pensi degli e-book?
R. Io non ho nessun pregiudizio contro di essi: alcuni dei miei migliori amici sono degli e-book!
Se ne diffido, è solo perché sono figlio di un'altra epoca, e non mi fido dell'idea di "prendere in affitto" i miei testi, lasciando all'editore il diritto di farmeli sparire dal Kindle a suo capriccio. E' quanto di più simile all'Inferno possa immaginare un amante dei libri: la sua biblioteca, ridotta a volumi di pagine bianche nel giro di uno starnuto... Brrr.

 

D. Credi che potranno sostituire i libri cartacei?
R. Lo stanno già facendo, almeno per alcune tipologie ben definite di libri. Quand'è l'ultima volta che hai consultato un elenco del telefono cartaceo? Io, anni fa. E l'ultima volta che hai comprato in edicola un orario dei treni? 

E non si dica che questi non sono libri. La stampa degli elenchi del telefono, in milioni di esemplari, era una delle imprese editoriali più imponenti d'Italia. Miliardi di pagine stampate ogni anno. Anche questo era industria tipografica. Svanita nel nulla.
Viceversa, io amo la fantascienza, un sottogenere da sempre boicottato dalle librerie. I libri magari escono, ma non si riesce a comprarli perché i librai non li ordinano. Tuttavia da qualche mese i libri di fantascienza stampati in passato stanno tornando sotto forma di e-book. In questo caso l'e-book potrà fare miracoli per tutti i lettori della "coda lunga", snobbati dalle librerie.

Ciò premesso: la risposta alla tua domanda è "no". Dopo l'invenzione della stampa la quantità di manoscritti prodotti esplose. Certo, sparirono i manoscritti miniati in pergamena, che costavano come una Ferrari oggi, ma al posto di migliaia di manoscritti su pergamena si ebbero milioni di diari, di atti di cancelleria, lettere, appunti, liste della spesa eccetera, anzi miliardi di "carte", tutte manoscritte. Non abbiamo mai badato a questo aumento solo perché i libri a stampa ebbero un aumento ancora più esplosivo. Però ci fu.

Penso che il libro a stampa resterà, magari non per i gialli e per i libri destinati ad essere buttati dopo essere stati letti, ma per le cose importanti, che si vogliono preservare, sì. Questo perché il libro stampato conserva alcuni vantaggi ergonomici che l'e-book non ha. A iniziare dal fatto che l'immutabilità eterna del testo a stampa in molti casi costituisce un vantaggio, non un difetto.

Per le cose non importanti, destinate all'effimero, invece, più che l'e-book vedo un futuro per la Rete. Non esiste un motivo per cui la sveglia sia passata da oggetto fisico a funzione dell'orologio, e l'e-book-reader debba restare un oggetto fisico. Entro qualche anno diventerà anch'esso una funzione. Già ora si possono leggere online gli e-book.
La distinzione sarà dunque fra lettura cartacea e lettura digitale, su qualsiasi display di lettura essa sia. L'e-book è solo una fase transitoria, come lo è stato il Cd prima dell'.mp3.
Appunto. Quindi non mi creerei mai una biblioteca per il Kindle o l'iPad...

D. Li utilizzi? Secondo te, quali sono i loro pregi e i loro difetti?
R. Non ancora,
ma so che li adotterò, esattamente come già uso Google books per evitare di perdere giornate a cercare in biblioteca certe anticaglie.

Tuttavia per ora gli e-book costano ancora troppo (cioè troppo poco meno della carta perché i pregi compensino i difetti), l'offerta di titoli è scarsa, ci sono troppi lucchetti digitali e Drm, se compri da Tizio poi non puoi leggere sul lettore di Caio e se compri da Caio non puoi leggere su quello di Sempronio e via impazzendo. Tutti problemi che il libro cartaceo non mi dà. Quindi, per convertirmi ho ancora tempo.

Il pregio nascosto dell'e-book? Che disintermedia il rapporto fra scrittore e lettore. Con tutti i vantaggi e gli incubi (sopratutto i secondi) che ciò può creare.
Internet sta decimando i giornali, non le notizie.
L'e-book decimerà gli editori, non i libri.

Chi è Giovanni Dall’Orto:
nato a Milano (dove vive) nel 1958, ha fatto gli studi classici, si guadagna da vivere come giornalista e scrittore, è un militante gay (dal 1976) ed anche uno storico. Ha iniziato a fare il giornalista nell'"Agenzia stampa sui problemi dell'emarginazione" (ASPE) del Gruppo Abele di Torino, del quale è stato volontario per tre anni e mezzo, lavorando anche come redattore nella loro casa editrice, le Edizioni Gruppo Abele.
Tornato
a Milano, ha collaborato con varie riviste (fra le altre "Panorama"), ma dal 1985 al 1998 ha lavorato in modo quasi esclusivo per la rivista "Babilonia". 
Dal 2000 al dicembre 2001 è stato "contents manager" dei siti immobiliari:www.ecasa.it e www.hotraslocato.it di Data House.
Dal luglio 1999 collabora con il mensile Pride, del quale è stato direttore responsabile dal marzo 2000 al febbraio 2008.
Attualmente fa il precario e lavora dove trova.
Ha pubblicato alcuni libri sulla tematica gay:
• Leggere omosessuale. Bibliografia, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1983;
• Aids [in collaborazione con il dott. Riccardo Ferracini], Edizioni Gruppo Abele, Torino 1985 [quattro edizioni];
• La pagina strappata. Interviste su omosessualità e cultura, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1985;
• Figli diversi (in collaborazione con la madre, Paola Dall'Orto), Sonda, Torino 1991 [quarta edizione: 1999];
• Manuale per coppie diverse, Editori Riuniti, Roma 1994 [due edizioni].
Nel 1985 è stato socio fondatore dell'ASA-Associazione Solidarietà Aids di Milano, poi per due volte presidente dell'Arcigay di Milano, e membro della segreteria nazionale dell'Arcigay. 
Ha infine pubblicato, su varie riviste italiane e straniere e su libri miscellanei, contributi di tema storico, ha contribuito all'
Encyclopaedia of Homosexuality (curata da Wayne Dynes per Garland, New York 1990) e ha scritto le voci italiane anteriori al 1945 (una cinquantina) per il Who's who in gay and lesbian history (Routledge, London & New York, 2000), curata da Robert Aldrich e Garry Wotherspoon.
Fa parte del "Board of editors" della rivista accademica americana
Journal of homosexuality.
Collabora ad alcuni siti di cultura, principalmente Culturagay.it e Wikipedia. 
Per conoscere meglio Giovanni Dall’Orto si può visitare il suo sito e leggere una sua riflessione su PianetaQueer.


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