scrivere dogitalesDalle prime incisioni rupestri all'e-book,
com'è cambiato il rapporto Scrittore/Lettore...
Quali lobby cercano di interferire in questo
rapporto privilegiato? 

 

Editoria e filiere

Il problema dell’Età moderna sono le filiere, diciamocelo senza tanti giri di parole. Per definizione una “filiera” è la sequenza dei procedimenti e delle lavorazioni attraverso cui, partendo dalla materia prima, si arriva al prodotto finito (Diz. Garzanti). Ma con “filiera” si intende frutta esoticaanche la sequenza che  va dal produttore al consumatore. In ambito alimentare, ad esempio, si  parla di “filiera” per descrivere il percorso che il cespo di insalata compie dal campo dell’agricoltore a voi che ne sarete i consumatori; una filiera che durante la sua strada apporterà inevitabili aumenti di prezzo al prodotto e, nel caso di alimenti deperibili, ne diminuirà freschezza e valori nutrizionali.
Non è un  caso che da diversi anni si parli sempre più spesso di  “gruppi di acquisto”, del ritorno degli “orti di guerra” e di commercio Equo e Solidale.

Certo è che se sulla vostra tavola troneggiano ananas e avocado, alla filiera non potete rinunciare…

E veniamo al LEGGERE….

Già, perché in questo tempo (e con le tecnologie di cui disponiamo) parlare di “libri” in senso stretto mi sembra davvero riduttivo.

Oggi, come ieri o l’altro ieri, gli scrittori scrivono per i loro lettori, a prescindere da quale sia il loro ambito (romanzi, racconti, poesie, saggi, manuali, ecc.).

Gli scrittori dell’età della pietra (poverini!) dovevano accontentarsi dei lettori del circondario; poi dal rotolo al Codex,sino all’invenzione della stampa di Gutenberg, gli scrittori sono dovuti scendere a compromessi, ed anche i lettori, naturalmente.

Nel corso dei secoli la “filiera” costruita tra scrittore e lettore contribuì alla crescita esponenziale del prodotto “lettura”, a seconda dei “supporti” scelti per usarla. In tempi moderni I libri in uscita potevano valersi di costose edizioni rilegate e solo dopo un po’ potevano essere commercializzati in versione tascabile cioè più economica. Quanto poi queste edizioni paperback si potessero davvero definire “economiche” è storia alla portata di tutti…

Lo scrittore, comunque, in tutti questi secoli per far giungere il proprio lavoro nelle mani del suo lettore doveva ricorrere ai servizi di Terzi. Un fenomeno che, soprattutto dopo l’avvento della stampa moderna e la sua diffusione, si è via via complicato e stratificato. In linea di massima tra lo scrittore e il lettore dominava la figura dell’editore che stampava e distribuiva a biblioteche e librerie i volumi, a suo insindacabile giudizio, meritevoli. Sul termine “meritevole” potremmo spendere fiumi di BIT, ma non è questo l’ambito per una polemica ormai sterile e datata (mi auguro).

Alberto Moravia


Guido MorselliCon il diffondersi della stampa digitale si sono moltiplicati gli “editori” e in parallelo si è sviluppato il fenomeno che oggi chiamiamo pomposamente print on demand, scordando che anche il celebre Alberto Moravia, nel lontano 1929, Tornando all’editore, c’è da aggiungere che oltre a gestire la filiera (tipografia, distribuzione, ufficio stampa e marketing) questi si attribuiva il diritto di vita e di morte sull’opera e quindi sul suo autore. La scelta per un presunto merito era inquinata in molti casi da interessi altri, come ad esempio quelli economici o politici (per citarne solo un paio, ma siete liberi di aggiungerne altri, molti altri).commissionò all’editore Alpes la pubblicazione, a pagamento, della sua opera più celebre, Gli Indifferenti.  Certo ciò che all’epoca a Moravia costò di certo bei soldini, con la stampa digitale è divenuta una pratica a portata di portafoglio per molti.

Così se su una rete TV imperversavano le esibizioni di una soubrette, a lei si riconosceva il merito necessario alla pubblicazione, magari a scapito di autori del calibro di un Guido Morselli. Per non parlare poi del mattatoio dell’editing, altra camera delle torture nella quale lo scrittore doveva transitare prima di poter raggiungere l’agognato suo lettore…

Poi, improvvisamente (mica tanto nevvero..) ecco spuntare l’editoria digitale!


Se non fossimo concreti e molto agnostici arriveremmo persino a gridare al miracolo… Grazie alla nascita e allo splendido sviluppo dell’ICT (Information Communication Technology), difatti a un omino

editoria-Digitalevenne in mente di usare Internet e i documenti digitali per trasmettere, diffondere e rendere fruibili senza limiti spazio/tempo intere biblioteche. Sto parlando ovviamente del Progetto Gutenberg e del suo splendido ideatore, un omino di nome Michael Hart.

Era il lontano 1971… Sì, avete  capito bene, sono passati più di quarant’anni!

E nel  frattempo? Come mai solo oggi -in Italia, ma da poco più all’estero- si è iniziato a parlare con così tanta insistenza di e-book ed e-reader, in due parole di editoria digitale?
Chiamo questo fenomeno, cui abbiamo assistito impotenti, censura.
La censura difatti, in Occidente, in questi ultimi decenni è sempre meno legata a fattori “morali” o “religiosi”. Il Vaticano e l’Opus Dei possono aver cercato di censurare Il Codice da Vinci di Dan Brown, ma il libro, direi, non ne ha risentito affatto…
La censura odierna viene indirizzata da lobby economiche, che per suo tramite cercano di dirigere i mercati a loro vantaggio. Così le lobby degli editori, quelle dei giornali, quelle delle relative filiere, si sono unite alle lobby religiose (non solo a quella cattolica, ovviamente) per censurare l’editoria digitale, e quindi il diffondersi degli e-book.

Perché è bene ripeterlo a caratteri cubitali: l’e-book è sinonimo di libertà.

(continua a leggere →) 

 

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