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  Paolo Fundarò

  Un pittore che ama scrivere

 

 

 

 

L’introduzione
 

Si è scritto molto sull’antica pratica della pittura ad encausto, quasi sempre ad opera di archeologi o storici dell’arte. Ci sono state numerose mostre sui ritratti di mummie egiziane del periodo romano del Fayum in vari luoghi – si pensi in particolare a quella organizzata dal British Museum nel 1997 –. Ci sono stati convegni sull’argomento, e nel simposio tenutosi a Heraklion nel 1998 si è discusso molto sul concetto di “Fayuminismo”; ovvero ciò che ha reso questi ritratti speciali, e se essi siano in relazione e abbiano influenzato o no la pittura dell’icone bizantine.
 

L’approccio di Paolo Fundarò a questo intrigante argomento è differente, nel senso che egli lo affronta non da storico o da archeologo ma in qualità di pittore affascinato dalle tecniche e i materiali implicati. Il suo breve saggio presenta quindi una lettura interessante, perché si confronta con le fonti antiche non in una prospettiva storico-letteraria o critico-testuale,ma come qualcuno che ha effettivamente cercato di metterle in pratica; proprio per questo non sempre le sue interpretazioni sono quelle che ci si aspetterebbe, e a volte si potrebbe non essere d’accordo con quanto sostiene, ma in ogni caso egli propone una nuova visione sulla materia, e ciò non può che essere positivo.
 

Ovviamente egli sorregge tutte le sue tesi con i propri dipinti eseguiti con la tecnica dell’encausto, elabora congetture alla ricerca del modo in cui gli antichi artisti operavano.
Alcuni dei suoi lavori sono “copie” di noti ritratti antichi, intraprese per esplorare e dimostrarne la tecnica, altri – e questo è eccitante – sono creazioni originali.
 

I dipinti di Paolo Fundarò non si possono confondere con i ritratti del Fayum di cui sono eredi, in quanto, vi è naturalmente lo spirito di un’altra epoca;ma essi non solo invitano a riconsiderare quelle antiche pitture, allo stesso tempo ci mostrano in modo affascinante i risultati che con questa tecnica dimenticata si possono raggiungere.
 

È questo il “Fayyumismo” del ventunesimo secolo?
 

A.J.N.W. Prag,
Hon. Professor in the Manchester Museum and Professor Emeritus of Classics,
The Manchester Museum, University of Manchester.

 


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 Bibliografia

 

   

SAGGIO

LO SGUARDO ETERNO 

 

Lo sguardo eterno è un’indagine storico-artistica sulla tecnica  e le origini dell’encausto antico; attraverso le analisi delle fonti e la pratica pittorica dell’autore; pittore ad encausto egli stesso. In merito alle origini dell’encausto incerte e vaghe già per le fonti classiche; “ quis primus exocogitaverit non constat" come sostiene Plinio, questo studio ne identifica lo stato embrionale nel VI sec. a.C., nelle grandi officine del bronzo antico, partendo dal presupposto che la cera veniva stesa sul calco in argilla o altro materiale e lavorata con pennello o spatole calde   prima della colata del bronzo che avrebbe generato la statua e, che nei ritratti funerari ad encausto del Fayum, è sempre presente un rilievo corposo, materico e quasi scultoreo dovuto alla pastosità della cera; il che rimanda ad una pratica del modellato, in accordo con quanto racconta Plinio, cioè che i più antichi pittori ad encausto furono anche bronzisti.

Lo sviluppo dell’encausto, però, non può essere stato indipendente dalla grandi conquiste dell’arte greca: tònos, armoghè, splendor, in sostanza dalla resa dei volumi per mezzo dei contrasti di luci ed ombre; lo sfumato graduale dei colori e dalle altre tecniche parallele della pittura su cavalletto praticate nel mondo classico: la tempera nelle varie coniugazioni, uovo, colla, caseina. Lo spunto riflessivo di partenza prende come esempio la leggendaria famiglia dei Centauri dipinta  a tempera da Zeusi (seconda metà del V sec. a.C.), descritta da Luciano di Samosata, in cui vengono dettagliatamente narrate le delicate sovrapposizioni trasparenti di colore –epibolè, cioè le velature- l’armonia della composizione e i raffinati passaggi cromatici –armoghè-. La tempera ha quindi in quest’epoca raggiunto piena maturità prima che l’encausto toccasse il suo più alto vertice con Pausia  (seconda metà del IV sec. a.C.). In linea generale, la pittura ad encausto deve essere stata debitrice alla tempera per la tecnica delle velature -sottili strati di pittura per costruire notevoli effetti di realismo- e allo stesso tempo deve aver contribuito ad alcune innovazioni come alla resa delle ombre senza l’uso del tratteggio grazie alla natura plastica  e grassa della cera.

Altri temi originali del testo sono nella netta distinzione tra la pratica della ganòsis e circumlitiodalla pittura a cera; l’uso probabile del pennello nella pratica dell’encausto già nelle prime grandi officine del bronzo ( VI sec. a.C.) e certamente all’epoca di Polignoto (V sec. a.C.), nonché nell’individuazione delle ricerche formali attraverso l’analisi dei dipinti del Fayum in relazione con quanto racconta Plinio nella Storia Naturale, ovvero  l’ applicazione della velatura e di una precisa proporzione e calcolo nella mistura dei  colori attribuibile a Zeusi; il tratto rapido –compendiario- derivato da Filosseno e Nicomaco; il rilievo molto curato dei dipinti di Nicia, (per l’autore non semplicemente illusionistico, ma rilevabile nella corposità della cera); in sostanza le tappe evolutive della pittura greca. Tutto ciò mediato attraverso un passaggio fluido, una linea di continuità tra gli anonimi pittori del Fayum e la scuola di Alessandria, certamente connessa con la tradizione dei grandi maestri.

La forza e l’intensità dei volti del Fayum, la misteriosa potenza del loro sguardo, eterno e vivo, derivano però, non solo dalla maestria di chi li ha dipinti, ma  anche dalla materia adoperata: la cera. L’indagine prosegue e si conclude con l’analisi sui due modi di dipingere ad encausto secondo le analisi di laboratorio; cera punica e  pura cera d’api; nonché le sostanze per emulsionarla, gli esperimenti per renderla un medium pittorico valido e durevole. Il testo è completato da numerosi esempi di ricostruzione dell’encausto tardoclassico, proposti dall’autore e da creazioni originali.

Espera editore

 

        
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 Biografia
 

Paolo Fundarò è nato in Sicilia. Vive a Roma, dove ha compiuto regolari studi musicali presso il Conservatorio di Santa Cecilia.

Pittore ad encausto per naturale
 inclinazione; ha svolto un’intensa e approfondita ricerca sulla pratica delle tecniche pittoriche del mondo classico: oltre l’encausto, la tempera (all’uovo, gomma, colla, caseina), l’affresco vitruviano. Si è inoltre formato in mosaico e mosaico minuto romano.

 

Chi desidera conoscere meglio Paolo Fundarò può visitare il suo sito.

 

 

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