Il Seggio Vacante

 

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Un buon libro, ma non un capolavoro, che forse sarebbe passato del tutto inosservato se....

 

 

 

Il Seggio Vacante di Joanne Rowling mi è piaciuto e una volta tanto mi trovo “in parte” d'accordo (cosa che non succede mai...) con il famoso critico de Il Corriere della Sera Antonio D'Orrico.
Non so se come lui scrive, il romanzo della Rowling è “il miglior romanzo del 2012”... troppi ne sono stati pubblicati a mia ma anche a sua insaputa per giustificare una simile dichiarazione, ma...
Ma il romanzo scritto dalla Rowling è senz'altro un buon romanzo che vale la pena di leggere.
Questo lo dichiaro subito, ad apertura del mio Post, di modo che non vi siano fraintendimenti possibili.
E ora veniamo ad analizzarlo...

Il libro stilisticamente mostra numerose pecche (o, se preferite, parecchie ingenuità) che qualsiasi Editor avrebbe facilmente potuto sistemare. Se solo avesse potuto... editor

Perché, ovviamente, lei è la mamma di Harry Potter e quindi quale Editor potrebbe permettersi di correggere e purgare il lavoro di cotal autrice???!!!

Già, perché certi pensieri dei suoi personaggi messi tra parentesi noi non li avremmo voluti vedere.
Così come avremmo preferito un'entrata in scena più armoniosa per la congerie di personaggi che l'autrice inglese mette in campo, uno dopo l'altro e uno dopo l'altro, confondendo soprattutto per una buona metà del libro il suo lettore, a meno che questi non sia dotato di una memoria alla Pico della Mirandola!

La storia, poi, non ha nulla della splendida “fantasia creativa” che avevamo tanto apprezzato nel Fantasy di Harry Potter. Certo sapevamo che non si trattava di un Fantasy, ma l'esposizione dei fatti del romanzo, specie nella prima metà è piuttosto lenta e scontata.

Ma bisogna avere il coraggio di andare avanti, magari spronati dall'ottimo giudizio di D'Orrico...
E, procedendo, come spesso accade anche agli Editor più critici, si finisce con l'affezionarsi ai personaggi della Rowling che, inaspettatamente -mentre si rivelano sempre più “sporchi e cattivi”-, ci attirano nella loro vicenda umana.

Qualcuno, recensendo il libro, ha trovato eccessivo questo Pantheon di “cattivi”, questa descrizione “pessimistica” che la scrittrice inglese fa di una gran parte della società di questa sua immaginaria cittadina... Ma perché gli umani sono buoni e morali? C'è ancora qualcuno che crede al mito del “buon selvaggio” creato decenni e decenni fa da Jean Jacques buon-selvaggio
Rousseau???!!

Se così fosse saremmo tutti davvero un po' più sereni, non dico “felici”, ma sereni sì...

Forse l'esperienza umana di Joanne Rowling, quella precedente al successo datole da Harry Potter, ha segnato il suo modo di interpretare la vita, e per lei il mondo è popolato, per la maggior parte, da persone immorali ed egoiste, assetate di potere e denaro, pronte a distruggere chi li ferisce, siano anche i propri genitori, i propri migliori amici.

È una interpretazione del mondo, una filosofia. Possiamo essere più o meno d'accordo, dire che ci piace o che non la condividiamo affatto, ma resta un modo di interpretare la realtà che dobbiamo rispettare. È il punto di vista di Joanne Rowling che firma con il suo nome questa sua presa di posizione. Punto e a capo.


Resta una considerazione che purtroppo nasce spontanea alla fine del romanzo: ma se questo libro lo avesse scritto il signor John Smith o la signora Maria Rossi, uno sconosciuto autore di nessuna fama, ci sarebbe stato un editore disposto a pubblicarlo? E quanti critici autorevoli l'avrebbero recensito? E, soprattutto, quanti lettori avrebbe avuto?j-k-rowling

Già, perché lo si voglia ammettere o meno -nonostante il bel panegirico sociale sotteso al romanzo- Il Seggio Vacante lo avrebbero potuto scrivere in migliaia, e “forse” anche meglio di come ce l'ha esposto lei... Solo che la loro firma non è “J.K. Rowling”... e il mistero di un successo spesso (o quasi sempre?!) purtroppo da diversi decenni è solo in questo piccolo ma essenziale particolare.
Flaminia P. Mancinelli

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