• Home
  • Letture
  • Recensioni

Un Manifesto per uscire dalle gabbie

oltre-le-gabbie-dei-generi

Un "testo di rottura" ma che è anche costruzione delle coscienze,
contro i fondamentalismi e i dogmi di coloro che, detenendo il potere, ingabbiano la nostra esistenza... 

Man mano che procedevo nella lettura del “saggio” di Mirella Izzo, sempre più questo libro mi suscitava pensieri e desiderio di scambio di opinioni con altri.
Ho scritto “saggio” tra virgolette proprio perché non sono assolutamente convinta che questo termine sia sufficiente a descrivere ciò che il testo Oltre le gabbie dei generi - Il Manifesto pangender è.
Sia razionalmente che emotivamente mi suscita reazioni che posso immaginare simili a quelle provate dai contemporanei di Lutero, all'apparire delle 95 Tesi, o a quelle dei cittadini che per primi lessero Il Manifesto di Marx ed Engels. L'impressione cioè di trovarsi di fronte a un testo di rottura con il passato. Dopo averlo letto, come per quanto avevano scritto Lutero e Marx/Engels, non sarà più possibile continuare come prima,come se nulla fosse accaduto.

 


In questo senso lo definisco appunto un “testo di rottura”, ma allo stesso tempo ne devo sottolineare la volontà edificatrice, il suo essere “testo di costruzione”.
Come i maggiori testi della filosofia classica all'esposizione di Mirella Izzo appartiene il carattere di Sistema, una formulazione in grado di analizzare la realtà in ogni suo aspetto per, successivamente, disegnarne il significato, una possibile via interpretativa.

Nella parte che precede l'esposizione de Il Manifesto pangender l'autrice inserisce una guida scrivendo: “Questo non è un libro per trans”, e io aggiungo: ogni abitante di questo pianeta, aldilà delle sue differenze di genere, di cultura e/o di etnia, trova nel testo un motivo di appartenenza e trova accoglienza nel ragionamento propedeutico di Mirella Izzo.
Propedeutico a ciò che il Manifesto si propone: promuovere la libertà di espressione di tutte le identità di genere, di tutti i “gusti” che differiscono dagli stereotipi di genere riferiti alle appartenenze sessuali e agli orientamenti affettivi e sensuali (tra adulti consenzienti) e quindi riguarda chiunque -a prescindere dal proprio posizionamento identitario- ritenga di essere parte di un disegno più ampio rispetto alle libertà di espressione individuale.
Non è questione d'essere transgender, gay, lesbica, bisessuale, eterosessuale, uomo, donna, etc., ma di una coscienza di sé integrata all'interno di una complessità più vasta di quella “dominante” e che non discrimina tra identità lecite ed illecite, o con maggiori o minori diritti di cui godere.

cella

In Oltre le gabbie dei generi, quindi, si parla sì di identità di genere (da non confondere, per favore, con l'identità sessuale...), ma se ne parla in senso Pangender (Pan dal greco πΑν che significa Tutto, e Gender in inglese Genere) e cioè secondo un significato universale, nel senso di un invito a una presa di coscienza sulle (infinite) differenze possibili a disposizione dell'essere umano. Non più un aut-aut bensì un et-et.
Così come non esiste nella realtà un uomo quale quello stereotipato dai canoni pseudoculturali, così esso e la donna, la persona transgender, l'omosessuale sono solo rigide classificazioni, semplificazioni avulse dalla vita.
L'invito è quindi quello di uscire dalla gabbia che ci imprigiona ad essere, quella coercizione che ci costringere ad assomigliare a qualcosa che non esiste davvero.

E' di questi giorni l'ennesimo attacco portato dal Vaticano, per bocca di Benedetto XVI, che durante il tradizionale discorso di fine anno alla curia romana ha sottolineato il rischio per i fondamenti della famiglia, che vede minacciati da una nuova filosofia della sessualità. Il cui manifesto, secondo il Papa, può essere visto in una famosa frase di Simone De BeauvoirDonna non si nasce, lo si diventa”. Ha dichiarato Joseph Ratzinger: “Non è più valido quello che si legge nel racconto della Creazione, maschio e femmina Egli li creò... No, adesso vale che non è stato Lui a crearli maschio e femmina, ma fin'ora è stata la società a determinarlo e adesso siamo noi stessi a decidere su questo” (In allegato il testo integrale del discorso del Pontefice).
E proprio in questo tempo nel quale si riprende a sentire lezzo di guerra santa (se mai una guerra può essere definita in questo modo!), in questo tempo di nuova dichiarata caccia alle streghe, il Manifesto pangender si rivela un documento di lavoro imprescindibile per tutti coloro che rifiutano la lobotomia cattolica, la coercizione ancora una volta portata avanti dai fondamentalismi religiosi.
Se fino al secolo scorso qualcuno (come Benedetto Croce) poteva arringare la gente con tesi che sostenevano le ragioni del perché non possiamo non dirci cristiani... Oggi, alla luce dei progressi scientifici e dell'evoluzione della società multietnica noi non possiamo più dirci cristiani, se com'è ogni giorno più evidente, essere cristiani, per la Chiesa di Roma, significa confondere il genere con la sessualità, significa scoprire le tesi di Simone De Beauvoir (tratte dal Secondo sesso, 1949) con oltre cinquant'anni di ritardo e su una loro condanna costruire un nuovo pensiero settario e intollerante.

Mirella-Izzo
Questo è solo un esempio di quanto oggi sia necessario leggere e discutere testi come quello di Mirella Izzo; proprio mentre di nuovo la sferza del dogma inizia a colpire senza distinguere, aggrovigliando il significato reale delle cose, confondendo ancor più le persone e invitandole quindi, come da secoli, a cancellare la propria capacità di ragionamento, cedendo il proprio dono di esseri umani a una classe religiosa ancora, come sempre, alla ricerca del dominio delle coscienze, alla ricerca del potere sulla vita degli altri.

Oltre le gabbie dei generi non istiga all'odio, non alimenta la rigida intransigenza, non consegna verità buone per tutte le stagioni. Semmai il contrario: la sua lettura invita a rimboccarsi le maniche e a cercare senza prevenzioni né prese di posizione personali, una possibile via di conoscenza dell'altro.

Se mi permettete, io avverto nello scritto di Mirella Izzo anche l'eco chiarissimo di quanto gli antichi greci avevano scritto sul tempio di Apollo: Conosci te stesso. E quell'antica esortazione, che fu anche alla base della più osteggiata tra le filosofie della storia occidentale, lo Gnosticismo, resta il punto di partenza insieme alla sospensione del giudizio nei confronti dell'altro dai quali ripartire per una possibile evoluzione della specie umana.

E' un libro ricco, una sintesi che palesa anni di studio, e attenzione per le problematiche umane. L'autrice con brevi cenni dimostra di aver approfondito le cause del nostro disagio, di aver capito le difficoltà dei movimenti che negli ultimi decenni hanno cercato di indirizzare le persone a prendere coscienza dei propri Diritti negati. Le difficoltà dei Femminismi storici a comunicare con le giovani generazioni di donne. Le complessità insite nel movimento LGBTQI a partorire una linea politica univoca, superando le differenze e i rancori interni. Il futuro tutto da costruire, sia dal punto di vista sociale che da quello culturale, per le nuove realtà interrazziali che saranno domani i nostri vecchi Continenti...
E il lettore non può non avvertire nascere in sé il desiderio di un confronto.

A ben riflettere, considerando nella sua complessità questo scritto, a me piacerebbe vederlo adottato come testo nelle scuole italiane, in quegli istituti disastrati da tante riforme incompetenti. Forse mettere nelle mani di tanti giovani un libro che insegni la differenza al posto della diversità potrebbe, questo sì, essere uno strumento di valore pedagogico, formativo per davvero, oltreché una semina utile per la società futura, una società che ci piacerebbe composta non dagli stereotipi dell'uomo e della donna, ma da esseri umani finalmente coscienti di sé, curiosi dell'altro e quindi intenzionati a provare le molteplici esperienze che la vita su questo piccolo pianeta blu può ancora offrire.

Flaminia

 

Mirella Izzo
Oltre le gabbie dei generi
Edizioni Gruppo Abele 2012

prison

Stampa Email