Vaticanum di Rodrigues Dos Santos José

vaticano oo

 

 

Vaticanum
di José 
Rodrigues Dos Santos

Meriti e demeriti
di un romanzo molto pubblicizzato 


 

 

A "lettura in Corso" le mie impressioni su questo romanzo erano, devo ammetterlo, molto negative. Ma per giudicare un libro, almeno secondo me (e se il libro non è proprio  assolutamente illeggibile), bisogna avere la forza di arrivare alla sua conclusione (ringraziamenti dell'autore e note di edizione comprese). Così, a lettura terminata, si è nella condizione di non aver omesso nessun fattore, di aver lasciato all'autore ogni chance possibile.

Scrivendone le prime impressioni, forse, ero stata un po' strong nello stroncarlo, dimenticando che ciò che nella narrazione dell'autore portoghese (originario del Mozambico) era per me scontano e déjà vu, per altri poteva rappresentare un nuovo punto di vista.
Così ho attuato un veloce reset e ho cercato di guardare al lavoro di José Rodrigues Dos Santos  in modo meno severo.

Il tema per prima cosa: il Cristianesimo e la Chiesa Apostolica di Paolo di Tarso e di Roma sono al centro di decine e decine di paginevaticanum nelle quali uno storico portoghese (Tomàs Noronha) cerca di raccontare/spiegare i principali capitoli della critica neotestamentaria a una (improbabile) ispettrice della polizia italiana (Valentina Ferro).
Noronha si impegna a sovvertire, caso per caso, il Canone neotestamentario sul quale poggia da secoli il Cristianesimo, fino a consegnare il lettore a dubbi e crisi d'identità. Già perchè il Cristianesimo, come tutte le religioni, non è solo materia di fede ma nei secoli si è trasformato in sostrato imprescindibile di ogni forma culturale e sociale espressa dal genere umano. Tanto per fare un esempio evidente a tutti, cosa sarebbe il mondo Occidentale senza l'influenza delle religioni Ebraica e Cristiana?

Ed è a questo punto che si evidenzia il primo grande torto di José Rodrigues Dos Santos: egli fa esporre a più d'uno  dei suoi protagonisti le tesi di critica al Cristianesimo, tesi che forse condivide, ma non inserisce un contraddittorio. La poliziotta italiana, la più che improbabile Valentina Ferro, che si professa Cristiana sembra uscita dalla penna di un favolista, alimenta la sua fede di luoghi comuni, recita il Padre Nostro senza sapere quello che dice e si affida alla enumerazione acritica delle parabole restando senza parole (o al massimo proferendo una frase di protesta) alla metodica distruzione storica della sua religione messa in atto dal professore portoghese.

Non sono proprio io quella che  dovrebbe/vorrebbe difendere il Cristianesimo in queste, come in altre, circostanze, ma onestà intellettuale vorrebbe che alle esposizioni di Tomàs Noronha fosse opposto un altrettanto serio e capace intelletto. La povera ispettrice Ferro sembra più una spalla di terz'ordine, chiamata a svolgere il ruolo di fedele cristiana più per dar modo all'autore di costruire dei fac-simili di dialogo. In alternativa avremmo avuto solo i monologhi dello storico per pagine e pagine.

Anche se si tratta di narrativa è davvero molto fastidiosa questa costruzione romanzesca. Gli omicidi che accadono diventano solo dei mezzi per creare una suspense artificiale (che quindi non c'è) tra una lezione neotestamentaria e l'altra.
Anche l'omicida -del quale è rivelata l'identità nei primi capitoli- ha un nome improbabile, che mentre ci fa sorridere genera senso di ridicolo: Sicarius! 

Ma l'autore, che in realtà è un giornalista (e non uno scrittore), non pago cerca di convogliare sulla sua trama tirata per i capelli ancora argomenti, ancora dibattiti, ancora scoperte archeologiche... Insomma, il lettore alla fine si accorge di avere tra le mani una specie di Summa Esoterica, un manualetto esoterico che, prendendo a prestito anche argomenti scientifici e ricerca biomolecolare, dopo aver alimentato dubbi sul Cristianesimo si affanna a cercare motivi di scandalo o, se preferite, storie destianate a creare sensazionalismo.
E' il caso del ritrovamento dell'ossario di Talpiot, avvenuto nel 1980, dove in una grotta nei pressi della città vecchia di Gerusalemme furono rinvenuti dieci ossari, alcuni dei quali recanti iscrizioni.
Ho seguito a lungo tutta la vicenda (perchè a quel tempo collaboravo alle ricerche effettuate da Marina Mayer per la realizzazione del suo archeothriller La Profezia della Stella) che si è dipanata con alterne fortune per anni.
Forzando la realtà dei ritrovamenti archeologici e i giudizi espressi in merito, l'autore di Vaticanum inizia un nuovo corso di esotersismo For Dummies elencando uno per uno gli ossari ritrovati e attribuendone la proprietà a parenti di Yeshua (Gesù) di Nazaret. Tra gli altri, ci racconta un altro dei personaggi del romanzo, c'è quello della Madonna e quello di Maria Maddalena, c'è quello di Giuseppe e quello di Giuda, figlio di Gesù, ecc... Fino a... (e qui mi taccio per non rovinarvi il divertimento).

Nella realtà, accadde che uno degli ossari (rintracciato solo nel 2002, ma secondo alcuni appartenente anche'esso alla grotta di Talpiot)La-tomba-di-Talpiot sembrò trasformarsi in una prova incontrovertibile dell'esistenza storica di Yeshua, ovvero di Gesù: portava incisa la scritta del suo proprietario che risultava essere "Giacomo figlio di Giuseppe, fratello di Gesù". Gli studi di una parte degli specialisti dimostrarono che una parte dell'incisione (e precisamente quella che riportava "fratello di Gesù") era stata realizzata in epoca diversa rispetto al resto dell'iscrizione; mentre gli studi di un'altra parte di specialisti comprovavano l'assoluta validità dell'intera scritta, collocandola tra il primo e il secondo secolo dell'era cristiana. 
Ora, tutti coloro che hanno seguito un minimo di catechismo, si sono sempre sentiti dire che Gesù era figlio unico della Vergine Maria, e che quindi non aveva  fratelli... Eppure certi ambienti cristiani, pur di sventolare la prova dell'esistenza storica di Gesù di Nazaret, non mancarono di dimenticare i dogmi del passato per dare a Gesù fratelli e sorelle.

La narrazione di questa vicenda a metà strada tra l'esoterismo e la ricerca archeologica, che prende spunto dagli ossari di Talpiot, aiuta invero il nostro Dos Santos ad uscire dalle pastoie della citazione neotestamentaria di cui è intriso tre quarti del suo libro, ma lo conduce su un terreno ancor più ostico e scivoloso, quello scientifico. Dove l'approssimazione e la superficialità rischiano di essere più facilmente scoperte.  Difatti se in pochi si dedicano ad approfondire le questioni inerenti l'esegesi e la critica biblica, in molti seguono gli sviluppi e le scoperte dei diversi ambiti scientifici.
Ma il giornalista portoghese deve amare il gioco d'azzardo e quindi, negli ultimi  capitoli del romanzo, mescola dati scientifici a suspense, immagino nel tentativo di confondere le acque morte del suo noiosissimo libro.

Ma come si fa a trasformare il riassunto di un vademecum esoterico in un thriller? 
José Rodrigues Dos Santos allunga l'ombra del nostro sicario Sicarius sulle vicende dei suoi personaggi. Questi erano intenti a seguire una pseudo-lezione scientifica in un fantasmagorico laboratorio edificato nelle vicinaze di Nazaret.  Così inizia il quasi-thriller: a singhiozzo seguiamo le azioni del sicario e quelle degli scienziati... E vi assicuro che a finale di ogni capitolo c'è un colpo di scena ovvero un colpo di Karate in mezzo alle scapole di ogni  buon credente... e così fino alla fine che per correttezza vi taccio. 
Così, il povero lettore, stremato da oltre 300 pagine di citazioni dai Vangeli e dal minuzioso racconto dei dettagli di una ricerca epigrafica, vede orchestrarsi nelle ultime, circa, 100 pagine la brutta copia di un thriller.  La saga comprende: capitoli interrotti, inverosimili disvelamenti, cambi di fronte, tradimenti, doppigiochisti e l'ingresso trionfale anche -lo so che non ci vorrete credere, ma è vero- della nostrana celeberrima P2, artifici i quali l'autore cerca di movimentare almeno nel finale il suo scontatissimo feuilleton.

Jose-Rodrigues-dos-SantosLeggendo la Nota conclusiva scopriamo, tra l'altro, che José Rodrigues Dos Santos ha il coraggio di confessare che "Ancora più scioccante (...) è il fatto che nulla di ciò che raccontano (i suoi personaggi, n.d.r.) sia veramente nuovo. Nulla."
E, poco più avanti, leggiamo anche che: "Non è mai stata mia intenzione mancare di rispetto od offendere qualunque fedele di quella grande religione che è il cristianesimo." 
Dal che si deduce che Vaticanum, il manoscritto esoterico è aria fritta e il suo autore è assolutamente non in grado di intendere e volere se è davvero convinto di aver rispettato la fede di milioni di Cristiani. 
Leggetelo... trovate qualche malcapitato che lo ha comprato e fatevelo prestare (davvero non vale la pena di investire degli Euro in  questo romanzo). Poi rileggete questa mia recensione e... capirete, anche i sottintesi che io non ho potuto esplicitare, pena il rischio di rovinarvi "i colpi di scena" e/o gli sviluppi della trama.

Da questa lettura ho comunque tratto spunto per alcune riflessioni...

--Certo è che i giornalisti dovrebbero fare i giornalisti, così come i professori i professori, i calciatori i calciatori, e gli economisti gli economisti,  eccetera... eccetera... eccetera, invece di lanciarsi con incosciente leggerezza e superficialità a fare i mestieri altrui.
Ne guadagnerebbero loro e, soprattutto, noi.

--Al momento, sulla copertina dell'edizione italiana di Vaticanum, campeggia questa scritta: Un autore di fama internazionale tradotto in 15 PaesiE a me viene da interrogarmi sull'effettivo valore del lavoro svolto dagli editori. Non si tratta qui di giudicare un genere, quello esoterico, bensì la validità letteraria di un romanzo. C'è a chi piace il fantasy e chi adora la fantascienza, c'è chi legge solo narrativa impegnata e chi solo saggi, c'è chi non rinuncia ai "rosa" e chi se non ha un thriller sul comodino non riesce ad addormentarsi. 
Leggendo il libro di Dos Santos viene da pensare che se non era uno tra i più celebri giornalisti portoghesi, nessun editore lo avrebbe stampato: aldilà del tema esoterico, Vaticanum è un libro riuscito proprio male. Si potevano risparmiare un  bel po' di alberi e rimandarlo al mittente.

--E pensare che certa parte della chiesa di Roma andò infibrillazione per il Codice da Vinci di Dan Brown... Certo, neanche quello era un romanzo scevro da difetti, ma in confronto al lavoro del portoghese... Per prima cosa era scritto così come  dev'essere scritto un thriller, e poi nei confronti dei Cristiani era senz'altro meno sciacallo...

--E, in ultimo, leggiamo su gornali cartacei e online il grido di allarme che certuni stanno lanciando per l'avvento -grazie all'editoria digitale- e il diffondersi del Self-Publishing... La chiamano "spazzatura digitale"...
E questi cosiddetti autori di "fama internazionale" allora cosa sono? Ne vogliamo parlare?
Coloro che stampano in digitale, gli autori Self-Publishing, almeno, hanno già un merito acclarato: evitano lo scempio vano di chilometri di foreste. E non mi sembra poco...



Alla prossima, con simpatia
Flami
 

{jcomments on}

Stampa